Uno studio dell’Imperial College di Londra ha rivelato che le varianti del Covid presentano un quadro sintomatologico più ampio. Brividi, perdita di appetito, mal di testa e dolori muscolari le 4 spie del contagio
Le varianti del Covid non solo mostrano una maggiore velocità di trasmissione ma anche il loro spettro sintomatologico più ampio di quello del ceppo originario: brividi, perdita di appetito, mal di testa e dolori muscolari i nuovi sintomi legati al contagio dalle varianti del Covid-19 individuati da uno studio inglese, effettuato su un campione di oltre un milione di persone. Sintomi che si sommano ai già noti quali perdita dell’olfatto e del gusto, febbre e tosse persistente. “Questi nuovi risultati suggeriscono che molte persone con Covid-19 non vengono sottoposte a test – e quindi non si autoisoleranno – perché i loro sintomi non corrispondono a quelli utilizzati nelle attuali linee guida sulla salute pubblica per aiutare a identificare le persone infette”, ha spiegato il Professor Paul Elliott, Direttore del programma REACT all’Imperial College di Londra. I test su tampone e i questionari raccolti tra giugno 2020 e gennaio 2021 hanno evidenziato come manifestare uno di questi nuovi sintomi o di quelli già noti, da soli o in combinazione, fosse associato all’infezione da coronavirus; inoltre maggiore era il loro numero, più alta era la probabilità che i partecipanti allo studio risultassero positivi.
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Con le varianti del Covid cambiano anche i sintomi: le spie del contagio. Sintomi a seconda dell’età
Lo studio, commissionato dal Department of Health and Social Care e condotto in collaborazione con l’Imperial College Healthcare NHS Trust e l’Ipsos MORI, ha inoltre accertato una modulazione sintomatologica in funzione dell’età. Mentre i brividi erano collegati a risultati positivi in tutte le età, i mal di testa erano lamentati dai giovani di età compresa tra i 5 e i 17 anni, la perdita di appetito dai soggetti appartenenti al range anagrafico 18-54 e 55+ mentre i dolori muscolari dalle persone di età compresa tra i 18 e i 54 anni. Con la progressiva diffusione della variante inglese tra i contagiati, secondo lo studio, si sarebbe, inoltre, assistito all’aumento della percentuale di persone risultate positive con tosse persistente e ad una minore incidenza della perdita e del cambiamento di olfatto come fattori predittivi della positività.
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“Con il progredire dell’epidemia e l’emergere di nuove varianti è essenziale continuare a monitorare come il virus colpisce le persone in modo che i programmi di test soddisfino le mutevoli esigenze – ha precisato il dott. Joshua Elliott, della School of Public Health dell’Imperial College di Londra – Ci auguriamo che i nostri dati aiuteranno a fornire indicazioni per il test e lo sviluppo di sistemi che possano aiutare a identificare meglio le persone che dovrebbero fare un test Covid-19 in base ai loro sintomi”.