Covid: tutti i modi in cui è possibile infettarsi

Molte persone temono di aver contratto il Covid anche con metodi “non convenzionali”. Scopriamo cosa dice la scienza.

Covid: tutti i modi in cui è possibile infettarsi
Covid: tutti i modi in cui è possibile infettarsi (web)

Da oltre un anno uno dei timori più grandi della maggior parte degli italiani – e non solo degli italiani – è quella di contrarre il Covid. Tra alti e bassi, i contagi continuano ad essere ancora tanti. E ora che le varianti del virus hanno preso piede nel nostro Paese, anche la paura – lievemente assopita – sta tornando a crescere. Oltre alle varianti, già note, inglese, brasiliana e sudafricana, è notizia delle ultime ore che ne sia comparsa un’altra: la variante scozzese. Essa – riferisce l’Ansa –  sarebbe una mutazione della variante inglese, temuta in quanto si trasmette facilmente e colpisce anche i giovani. A lanciare l’allarme è stato Guido Bertolaso, consulente del governatore della Regione Lombardia.

Tutte queste mutazioni, alcune con sintomi diversi, non possono fare altro che accrescere la paura e la confusione nella popolazione. Come grande è ancora la confusione circa i modi attraverso i quali ci si può infettare. Diverse sono le persone – racconta il Corriere della Sera – che sostengono di essersi ritrovate positive al Coronavirus senza aver ancora capito quando, dove e come averlo contratto. Il comandante dei carabinieri di bergamo, il 51enne Alessandro Nervi, è convinto di essersi inettato attraverso una cornetta telefonica toccata anche da un conoscente che è risultato poi positivo al Covid. Il cardiologo del Sant’Andrea di Roma – il 66enne Luciano De Biase – è invece convinto di essersi preso il Covid toccando una maniglia dell’ospedale.

Cosa dice la scienza?

La scienza, tuttavia, spiega che il contagio da Covid attraverso le superfici è molto raro. Non impossibile, certo, ma molto raro. Infatti il virus può anche rimanere a lungo sulle superfici – sulla nave da crociere Diamond Princess furono trovate tracce anche dopo 17 giorni dallo sbarco dei passeggeri – ma ciò non significa che possa continuare ad infettare. Le particelle virali non resistono per molto tempo fuori da un organismo e, via via, diventano sempre meno pericolose. Anche toccando una superficie appena contaminata e poi sfregandosi gli occhi, le probabilità di infettarsi sono poche secondo gli esperti.

I risultati delle ricerche vanno tutte in un’unica direzione: la trasmissione del virus avviene, prevalentemente, per via aerea. E se le goccioline più grandi possono essere bloccate dalle mascherine chirurgiche, questo sistema purtroppo non funziona per le goccioline più piccole. Per questo motivo il professor Giorgo Buonanno – docente di Fisica tecnica ambientale all’Università di Cassino e alla Queensland University of Tecnology di Brisbane, in Australia- consiglia di preferire le mascherine FFP2 a cui sovrapporre una mascherina di stoffa. In questo modo – secondo lo scienziato – la protezione dal virus arriva anche al 90%.

Inoltre determinante è il fattore tempo: il rischio aumenta con l’aumentare della permanenza vicino a persone contagiate. L’App Immuni fa scattare l’allerta qualora ci si trovi a meno di due metri di distanza da una persona positiva per oltre 15 minuti. Tuttavia, secondo recenti studi americani, i 15 minuti possono essere rischiosi anche se non consecutivi. In pratica si rischia di contagiarsi anche con più contatti brevi con persone positive al Covid.

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