Un calciatore italiano che gioca in Uganda racconta degli sfottò da parte degli altri ragazzi per il colore della sua pelle. Ma non pensa si tratti di razzismo.
Il razzismo, all’alba del 2021, purtroppo esiste ancora. E’ di questi giorni la triste storia di una studentessa di origini brasiliane fatta scendere dal treno per aver starnutito. La ragazza si è sentita accusare di portare il Covid in quanto “nera”. Ma il razzismo colpisce tutti, non solo i neri. Lo sa bene Stefano Mazengo Loro, primo calciatore italiano a giocare nella super League d’Uganda. Nato a Trento 27 anni fa – spiega la Repubblica – Stefano si è trasferito in Africa con i genitori e i fratelli nel 2006, quando era poco più che un bambino. Pertanto quella, per lui, è la sua casa. Senza contare che anche i suoi nonni – entrambi medici -si erano trasferiti in Africa subito dopo il matrimonio e sua madre è nata lì, in Kenya per l’esattezza.
Laureato in Economia, durante gli anni dell’Università ha giocato in diversi club internazionali, tra cui l’Hellas Verona. Ora è il centrocampista della Kampala City Council, il club della capitale ugandese. Il giovane racconta la sua esperienza di calciatore nato in Italia ma che vive e lavora in Uganda. Il suo essere a casa ma essere considerato straniero a causa del colore della sua pelle. Stefano è bianco in un Paese dove la maggior parte della popolazione ha la pelle nera. E il razzismo, non conosce colore spesso: “Ho sentito qualche ‘tornatene a casa’ e alcune offese per il colore della mia pelle“. Tuttavia il giovane non pensa si tratti di fenomeni riconducibili al razzismo: “Non insultano solo me, quindi non vorrei parlare proprio di razzismo“.
Il centrocampista – riporta il Corriere della Sera – ha precisato che all’inizio stava molto male per questi attacchi provenienti dai tifosi delle squadre avversarie, poi si è abituato: “Ogni volta che giochiamo fuori casa, i tifosi avversari mi insultano. La mia colpa è quella di essere bianco. All’inizio stavo malissimo, poi mi sono abituato. Comprendo perfettamente cosa provano, all’inverso, i calciatori di serie A”
La storia di Stefano ricorda molto da vicino quella di Mario Balottelli, più volte insultato non solo dai tifosi delle squadre avversarie ma anche dai tifosi delle stesse squadre per cui giocava. Anche Balotelli, come Stefano, pur non essendo nato in Italia, è cresciuto in questo Paese che, di fatto, è la sua casa.