C’è un Paese in cui si registrano più suicidi che decessi a causa del coronavirus: è l’ipertecnologico Giappone
Nel nostro Paese il numero delle vittime del Covid sfiora quota 100 mila, nello specifico 96.666, mentre a livello globale i decessi sono quasi 2 milioni e mezzo: nei soli Stati Uniti se ne contano oltre 505 mila. Eppure c’è un Paese, quello del Sol Levante, cioè il Giappone, in cui si registrano più suicidi che morti a causa del Covid: a ottobre 2020 sono decedute a seguito di suicidio 2.153 persone, mentre quelle per Covid sono state 2.050. Le donne che si sono tolte la vita sono l’83% in più rispetto all’ottobre 2019 mentre i maschi il 22%. Eriko, una giovane donna di Tokyo, ha raccontato alla CNN di aver tentato il suicidio 4 volte, l’ultima di recente per paura di cadere in uno stato di indigenza avendo perso il lavoro. I settori più colpiti sono il turismo e il commercio, settori nei quali più diffusamente sono impiegate le donne.
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Giappone, più suicidi che morti per Covid. Record di suicidi tra gli adolescenti
Il Giappone ha avuto sempre un numero alto di suicidi ma negli ultimi anni c’era stato un calo benché la media del Paese sia sempre il doppio rispetto a quella degli altri Paesi dell’Asia. Ecco perché in un Paese in cui il suicido rituale, il “seppuku“, altrimenti noto come “hara-kiri”, è parte integrante del costume nazionale, il rischio che le conseguenze economiche e psicologiche dell’epidemia di Covid inducano al gesto estremo è molto alto. Per scongiurarlo uno studente, Koki Ozora, ha creato un sito web dove poter ricevere supporto psicologico tramite volontari che rispondono alle richieste di aiuto via messaggio o telefonicamente. “Riceviamo circa 200 chiamate al giorno, gran parte donne e giovani“, ha rivelato Ozora. Del resto, il Giappone è l’unico Paese del G7 in cui la gran parte delle persone che si tolgono la vita è concentrata nel range anagrafico 15-40 anni. Per il servizio sanitario nipponico i problemi di ansia e depressione hanno visto un aumento del 27% tra le donne a fronte di un aumento del 10% tra gli uomini, 18 suicidi ogni 100 mila abitanti, a causa della pressione sociale, dell’isolamento, delle troppe ore di lavoro e della marginalizzazione sociale che colpisce chi non si integra nel sistema o è “diverso”. Di recente ha destato scalpore il suicidio di Hana Kimura, 22 anni, wrestler e star della tv subissata di messaggi degli hater.
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Non solo. In Giappone nel 2020 hanno raggiunto livelli record anche i suicidi tra gli adolescenti anche se eventuali correlazioni con la pandemia sono tutte da accertare. In base ai dati del Ministero dell’Istruzione e dello Sport, nell’anno appena trascorso si sono verificati 479 suicidi, 140 in più rispetto al 2019, e un numero mai così alto da quando sono iniziate, nel 1980, le statistiche. A guidare la triste classifica gli studenti di istruzione superiore con 330 casi, seguiti dalle 136 estremi gesti segnalati nella scuola media e 14 tra i piccoli alunni delle scuole elementari. Come detto, gli esperti nipponici tendono a escludere che tale boom di suicidi tra gli adolescenti sia legato alla sospensione dell’attività scolastica, imposta, come in tutto il mondo, per contrastare la diffusione del Covid, mentre il Ministero dell’Istruzione ritiene che le cause vadano ricercate nelle tipiche criticità che riguardano tale fascia di età tra cui scarsi risultati accademici e l’incertezza sul futuro e sulla carriera da intraprendere.