In corsia a combattere contro un nemico sconosciuto ma a “mani nude”. Milioni di medici sono stati dotati di mascherine non adeguate a tutelarli.
A dicembre 2020 – riportava Adnkronos – in Italia si contavano ben 260 medici morti a causa del Covid: quasi due medici al giorno. Il numero più alto in tutta Europa. Di gran lunga superiori ai 36 dell’Inghilterra, ai 50 della Francia, ai 22 della Germania e ai 70 della Spagna. Una tragedia evitabile? Forse sì. La maggior parte dei sanitari deceduti si sono ammalati mentre pensavano a salvare milioni di altre vite. Li abbiamo chiamati “eroi” per mesi mentre loro – i medici – erano lì in prima linea a combattere contro un nemico sconosciuto – il Covid – ma senza adeguati strumenti per proteggersi.
Infatti – riporta la Repubblica – due milioni di dispositivi di protezione individuale, acquistati dalla Protezione Civile del Lazio nel marzo 2020, sono risultati privi di idonea certificazione. Eppure sono stati distribuiti nelle Asl e negli ospedali romani. La Protezione Civile non è responsabile di quanto accaduto, è stata anch’essa vittima dell’imbroglio come il Comitato Tecnico Scientifico, ingannato dai certificati falsi che la European Network Tlc avrebbe fornito alle autorità italiane.
Da un’indagine della Finanza – che vede coinvolti l’ex ministro dell’Agricoltura Francesco Saverio Romano e l’imprenditore Roberto De Santis, figura molto vicina a Massimo D’Alema, – è emerso che la ENT ha venduto alla Protezione Civile del Lazio 5 milioni di mascherine e 430 mila camici nonostante non avessero superato la necessaria procedura di validazione. La faccenda si è svolta così: il primo carico di dispositivi di protezione individuale, arrivò a Fiumicino lo scorso 31 marzo e venne consegnato alla Protezione Civile. Quest’ultima, ignara di tutto, distribuì mascherine e camici ai presidi sanitari romani. Ma il 7 aprile, durante il secondo sdoganamento, l’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Roma 2 rilevò criticità in ordine all’autenticità del marchio CE.
La Protezione Civile permise ugualmente di scaricare la merce, ma non la distribuì. Dopo un mese, il 6 maggio, le Dogane dichiararono le mascherine prive di idonea certificazione. La questione fu immediatamente comunicata alla società, che si mise in moto per ottenere quanto prima i documenti richiesti. L’8 luglio il Comitato Tecnico Scientifico diede il via libera sulla base di un certificato di conformità della società SGS con sede in Finlandia. Ciò che nessuno poteva sapere è che quel documento però era stato rilasciato per una tipologia di mascherina diversa rispetto a quelle arrivate a marzo a Fiumicino. In pratica la società avrebbe fatto analizzare una mascherina per poi consegnarne un’altra. A questo punto Vittorio Farina – amministratore delegato della European Network Tlc – avrebbe cercato di far accreditare la sua società, la stessa azienda che aveva versato 30 mila euro all’imprenditore De Santis.
Secondo gli inquirenti i soldi sarebbero serviti a pagare l’illecita mediazione consistita nel presentare la società in questione ad una figura chiave fino a pochi giorni fa: l’ex commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri. Al momento Arcuri è estraneo alle indagini. Dai suoi uffici si sono limitati a dichiarare: “Probabilmente è stato, ancora una volta, oggetto di traffico di influenze illecite“. Al momento la Procura di Roma ha ottenuto gli arresti domiciliari nei confronti di Andelko Aleksic, rappresentante della European Network TLC, del suo delegato Vittorio Farina e di Domenico Romeo, l’amministratore di un’azienda che avrebbe prodotto certificati falsi.