Aumentati del 50% i casi di autolesionismo e tentato suicidio tra gli adolescenti. Ma a risentire del lockdown anche i giovani tra i 20 e 30 anni.
Li si è spesso incolpati, additati come egoisti, irresponsabili, immaturi. Alla vista degli assembramenti sui Navigli di Milano, delle feste notturne fuori dai locali sforando il coprifuoco non si sono risparmiati gli insulti. Sono loro: gli adolescenti, i giovanissimi. Gli under 20 costretti a studiare a casa talvolta circondati da genitori in smart working, da fratelli o sorelle minori anch’essi dediti a seguire le lezioni a distanza. Sono i milioni di ragazzini e ragazzine che, spesso, non dispongono di un computer o di un tablet tutto per loro su cui poter seguire la lezione di Greco o Latino o Arte ma che si vergognano ad ammetterlo con professori e compagni. Sono gli adolescenti che, spesso, si ribellano mentre dentro vivono un disagio inconfessabile. E’ quanto emerge da uno studio condotto dalla Fondazione Mondino IRCCS di Pavia. Il report – riferisce la Repubblica – delinea un quadro allarmante che ci ricorda che nel mondo non si muore solo di Covid. Solo in Lombardia, nell’ultimo anno, sono aumentate del 50% le richieste di ricovero in Neuropsichiatria per autolesionismo che riguardano adolescenti. Cresciuti del 50% anche i tentati suicidi.
Da un sondaggio che ha coinvolto 1649 ragazzini di età compresa tra i 12 e i 17 anni, è emerso che addirittura il 79% ha accusato seri sintomi di malessere dovuti all’isolamento e alle restrizioni. I sintomi più comuni accusati dai ragazzi sono un persistente stato di ansia, disturbi del sonno fino ad arrivare ad allucinazioni, disordini alimentari e disturbi dissociativi. Una dei neuropsichiatri coinvolti nello studio, la dottoressa Martina Mensi, ha spiegato che questi sintomi possono persistere per molti anni, più a lungo dell’emergenza legata al Covid. In Giappone, addirittura, i morti per suicidio hanno superato i morti per Coronavirus.
E la situazione non migliora di molto se si guarda alla fascia tra i 20 e i 30 anni. In questo caso – spiega Open – i problemi depressivi sono legati all’incertezza lavorativa, alle preoccupazioni economiche e per il futuro in generale. Stando ai dati Istat, a febbraio si contavano 144mila inoccupati tra i giovani tra i 26 e i 34 anni. Ragazzi che non solo hanno perso il lavoro ma che non lo cercano nemmeno in quanto totalmente sfiduciati. E sempre più under 30 hanno iniziato a rivolgersi a psicologi che offrono servizi low cost attraverso canali web. Talvolta queste situazioni di disagio possono sfociare in gesti estremi come accaduto a Dalmine, in provincia di Bergamo, dove un ragazzo di 33 anni, affetto da problemi psichici probabilmente amplificati dal lockdown, ha ucciso la madre in preda al delirio.