Un diciottenne iscritto nel registro degli indagati della Procura per aver distrutto un cimitero. Il ragazzo – insieme ad altri complici minorenni – lo avrebbe fatto per noia.
Un cimitero distrutto, un danno da 60mila euro che potrebbe pesare sulle tasche dei parrocchiani della chiesa di sant’Antonino di Arcella, a Padova. La Procura dei minori di Venezia – riferisce Leggo – ha iscritto nel registro degli indagati un 18enne romeno, tal Gabriel Branceau, per danneggiamento aggravato, vilipendio di tombe e violazione di sepolcro. La pena massima prevista per questo genere di reato è pari a 5 anni di reclusione. Il tutto aggravato dal fatto che – stando alle ricostruzioni degli inquirenti – il giovane, insieme a tre minorenni, avrebbe agito per noia, perché non sapeva come passare il tempo. Il diciottenne non è nuovo a questo tipo di “passatempo”. In passato era già finito nei guai per aver lanciato sassi da un cavalcavia.
Ora – riporta Il Mattino – attraverso i tabulati dei telefoni dei componenti della gang, si cercherà di appurare l’esistenza di altri eventuali complici nella devastazione del cimitero. In particolare la polizia si sta concentrando su una telefonata con insulti e bestemmie ricevuta da uno degli animatori della parrocchia circa due ore prima dell’ atto vandalico. Non si esclude infatti, che oltre alla noia una delle ragioni che hanno spinto la baby gang a devastare il cimitero sia la volontà di vendetta contro il parroco. Il sacerdote sarebbe “reo” di aver chiuso l’accesso ai campi da gioco per l’emergenza Covid. Un altro dato che gli inquirenti stanno attendo è quello sul sangue rilevato. Un caso che, per certi versi, ricorda l’incendio al bar Garden di Colleferro, a Roma. Un danno oltre 20mila euro provocato da due avventori che volevano vendicarsi dei titolari troppo ligi – a parer loro – nel rispetto delle regole anti Covid.
E il caso è ben presto arrivato all’attenzione della giunta comunale. Gli assessori Diego Bonavina e Francesca Benciolini, nel riportare quanto le era stato comunicato dal parroco, sarebbero per la via “morbida” del dialogo con le famiglie dei ragazzi coinvolti nell’atto vandalico ma senza alzare troppo i toni né avanzare pretese ma, intervenendo su quella che – a loro dire – è un’espressione di disagio sociale. Di altro avviso i colleghi Alain Luciani, Vera Sodero e Vanda Pellizzari che esigono un’adeguata punizione e un risarcimento economico in quanto a pagare per la devastazione del luogo sacro – secondo i tre politici – non devono essere i padovani.