Dopo il Covid, una nuova epidemia si sta facendo sempre più pericolosa. Il Governo sta cercando il modo di arginare il problema.
Una nuova epidemia si sta facendo largo in Italia. Dopo la pandemia di Covid-19, infatti, i problemi in ambito sanitario non sembrano essere finiti per i cittadini italiani. In questo caso, il problema non riguarda in via diretta gli esseri umani, ma parliamo di animali. La problematica sembra diffondersi sempre più rapidamente, portando il Governo a dover trovare delle rapide soluzioni per affrontare efficacemente il problema.
Parliamo di peste suina africana. Negli ultimi giorni, i casi sono saliti moltissimo, venendo rilevati in alcuni cinghiali di Liguria e Piemonte. Da ciò, il Governo sta intervenendo con delle misure precauzionali per evitare caos sanitari, permettendo alle varie attività di continuare a lavorare in modo sicuro. L’obiettivo principale, però, è limitare la diffusione della Psa, per evitare un’altra pandemia. Il Governo vuole, inoltre, dare rassicurazioni sull’export del nostro Paese, che si è già dovuto fermare a causa della pandemia.
Da ciò, i ministri Patuanelli e Speranza hanno firmato un’ordinanza il cui obiettivo è frenare la Psa. Si vuole evitare che diventi una nuova epidemia che potrebbe diffondersi a macchia d’olio. Il metodo consiste nell’imporre una serie di divieti nelle regioni colpite dalla Psa: Piemonte e Liguria. Qui, infatti, sono stati segnalati alcuni casi di Psa, ed in questi luoghi il Governo ha imposto restrizioni per sei mesi. Le restrizioni impongono il divieto di attività venatorie di ogni tipologia, tranne la caccia di selezione al cinghiale. Questo tipo di caccia è infatti uno strumento utile a ridurre la popolazione in eccesso, rafforzando la rete di monitoraggio legata alla presenza del virus.
Nei 114 comuni interessati alle misure, 78 in Piemonte e 36 in Liguria, sono anche vietate altre attività. Nel dettaglio, la raccolta di tartufi e funghi, il trekking, la pesca, il mountain biking e altre attività legate ai cinghiali. Il ministero ha voluto sottolineare che non vi sono pericoli per l’uomo né per gli animali. L’unica eccezione sono proprio i cinghiali, oltre ai suini d’allevamento. Si vuole però evitare che cinghiali malati di Psa si allontanino dal territorio in cui stanno.
La situazione ha allarmato trasformatori e allevatori, che esportano prodotti Made in Italy quali culatello, prosciutto e vari salami di alcune aree italiane. Le esportazioni, in questo momento, sono del valore di 1,7 miliardi di euro. Il ritrovamento delle carcasse di cinghiali infetti ha portato allo stop di export, nelle province di Genova e Savona, verso alcuni paesi. Tra questi, Cina, Giappone, Serbia e Taiwan.