Furti ripetuti nel corso degli anni per un ammontare di quasi mezzo milione di euro: avevano escogitato un trucco infallibile.
Scovata ennesima maxi truffa. Oltre 350mila euro messi dentro buste inviate soprattutto da Giappone e Australia e destinati a opere caritatevoli o per l’acquisto di amuleti di buona sorte. Così riuscivano a sottrarre denaro a Poste Italiane, la stessa azienda per la quale lavoravano da anni. Finiti sotto inchiesta tre impiegati, in servizio presso il centro di smistamento di Milano Linate. I tre venivano aiutati nella loro truffa da altri quattro complici. Due uomini di 46 e 51 anni e una donna di 40, con i due complici di 46 e 55 anni, sono stati accusati di furto pluriaggravato e riciclaggio e sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e all’obbligo di permanenza nel comune di residenza con divieto di allontanamento dall’abitazione. Un altro 45enne e una 40enne sono, invece, indagati ma in stato di libertà. I furti e la tecnica della banda sono stati scoperti dall’ufficio Polizia di frontiera aerea dell’aeroporto di Linate e dal nucleo reati predatori della Polizia Locale. Il metodo era quasi infallibile: i tre impiegati delle Poste e i loro quattro complici, dopo dopo aver rubato la valuta straniera contenuta in buste provenienti da paesi dell’estremo Oriente, portavano Yen giapponesi e dollari australiani per farseli cambiare in euro con regolarità agli sportelli cambiavalute.
Le indagini sono scattate dopo alcune segnalazioni giunte dalle agenzie di cambio dell’aeroporto di Linate che avevano ritenuto anomale le frequenti richieste di cambio valuta giapponese e australiana, canadese, americana , sterline, franchi svizzeri compiute sempre dalla stessa persona. Il soggetto in questione è stato poi identificato come uno dei dipendenti di Poste Italiane, uno degli addetti allo smistamento dei sacchi di corrispondenza proprio nel centro di Linate. All’interno del centro smistamento, gli addetti coinvolti nei furti erano espertissimi nell’ individuazione delle buste contenenti valuta estera. Le buste venivano prima nascoste sotto i vestiti, e poi messe negli zaini per poter lasciare il Centro senza essere notati dagli altri colleghi. Infine si recavano negli sportelli di cambio esterni per il cambio delle valute. Andavano sempre nei luoghi di maggiore affluenza di Milano in modo da non destare sospetti e confondersi con la moltitudine di cittadini e clienti presenti.