La mascherina FFp2 è la principale protezione contro la pandemia, tuttavia presenta degli effetti collaterali. Ecco i dettagli.
Uno degli aspetti più sconvolgenti del diffondersi della pandemia, è stato sicuramente l’inserimento nella nostra quotidianità delle famose mascherine. Eravamo abituati a vederle indosso ad infermieri, medici e personale sanitario, ma nel giro di due anni questo piccolo accessorio ha finito per coprire il volto di intere popolazioni. La più sicura contro eventuali contagi, rimane la FFp2, capace di proteggere non solo chi ci circonda, ma anche noi stessi. Tuttavia, proprio grazie (o a causa) delle sue proprietà traspiranti, quest’ultima può rappresentare un ostacolo per il corretto ricircolo dell’aria nel nostro organismo. Capita spesso infatti che, dopo averla indossata per ore, si presentino mal di testa, vertigini, affanno eccetera. Questi disagi risiedono nella re-inalazione della CO2 (anidride carbonica), la quale rimane intrappolata all’interno della mascherina. In situazioni normali infatti, durante l’espirazione viene eliminata e diffusa nell’ambiente. Ovviamente, indossare la mascherina è fondamentale per evitare di contrarre il virus, ma rimane altrettanto fondamentale prendere “una boccata d’aria” ogni tanto, in modo da far uscire la CO2 dalla struttura. Come risolvere il problema? Ecco il dispositivo che indica il momento in cui abbassarla.
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Mascherina FFp2: il dispositivo che indica quando toglierla
Gli studiosi dell’Università di Granada (Spagna) hanno realizzato recentemente un dispositivo da inserire nella mascherina FFp2. Quest’ultimo – collegato al nostro smartphone – indica il momento in cui la quantità di CO2 diventa eccessiva. In quel momento, va effettuato il ricircolo dell’aria, in modo da evitare disagi causati dalla re-inalazione dell’anidride carbonica.
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La base di questo dispositivo può essere utilizzata anche per la produzione di rilevatori di gas di interesse, in modo da valutare la qualità dell’aria dell’ambiente. Di conseguenza, un elemento realizzato per la pandemia, potrebbe risultare utile anche in futuro per la crisi climatica che stiamo affrontando da decenni.