Un viaggio in aereo e un mal di testa che non lasciava presagire nulla di buono. Nessuno poteva immaginare di cosa si trattasse.
Sembrava un mal di testa come tanti: forte ma niente di particolarmente preoccupante. A insospettire Ugo Grossi, 39enne di Treviso, è stato il fatto che il dolore si manifestava solo quando era in piedi e non da sdraiato. Essendo l’uomo un medico chirurgo ha voluto andare a fondo al problema e così si è sottoposto ad accertamenti neurologici più approfonditi. ll risultato è stato piuttosto sorprendente, al 39enne è stata diagnosticata una patologia che colpisce 1 persona su 20mila: ipotensione intracranica spontanea, ovvero una condizione di bassa pressione del fluido spinale. Ancora più sorprendente la causa della malattia: tutto, infatti, sarebbe nato da una turbolenza in aereo.
Tra l’altro la turbolenza in questione non si era verificata su un volo intercontinentale di lunga durata ma su un breve volo da Treviso a Lamezia Terme. Eppure quel breve volo ha cambiato per sempre la vita del chirurgo 39enne. Infatti la turbolenza durante il volo ha provocato la formazione di due forellini nelle meningi con conseguente fuoriuscita di liquor – il liquido che protegge il cervello e il midollo spinale – dalle meningi provocando la bassa pressione del fluido spinale. Il mal di testa si sarebbe sviluppato circa 48 ore dopo il volo. Il caso del dottor Grossi è stato riportato anche dalla rivista ‘European Journal of Neurology’ in un articolo che vede lo stesso chirurgo come co-autore. Alla fine tutto si è risolto per il meglio. Fortunatamente, seppur rara, la patologia non è grave e la cura adeguata permette di tenerla a bada senza sconvolgimenti della vita quotidiana. Il neurologo che aveva in cura Ugo Grossi è riuscito a fornire subito una diagnosi corretta permettendo così al chirurgo di iniziare subito la terapia a base di abbondante idratazione, cortisone e caffeina. Il dottor Grossi, dal canto suo, ha avuto la prontezza di non sottovalutare il suo mal di testa ma di approfondire immediatamente con esami specifici che hanno consentito ai suoi colleghi dottori di curarlo tempestivamente. Una diagnosi precoce, in questi casi, può davvero fare la differenza.