Dopo l’emergenza Covid arriva l’emergenza ospedali vuoti: più di 21mila medici hanno lasciato gli ospedali negli ultimi tre anni.
Turni massacranti, weekend inesistenti, rischi altissimi e stipendi troppo bassi se confrontati con gli altri Paesi: in tre anni il Sistema Sanitario Nazionale ha perso oltre 21mila medici specialisti. Se ci sarà un’altra ondata di Covid gli ospedali non avranno chi curerà i pazienti.
Secondo un recente studio presentato da Anaao-Assomed – sindacato medico italiano – solo negli ultimi 3 anni il 21mila medici specialisti hanno detto addio al lavoro negli ospedali. Per la precisione 13mila sono andati in pensione mentre 8mila si sono licenziati. Solo nel 2021 ben 2886 medici ospedalieri – il 39% in più rispetto al 2020 – hanno deciso di lasciare la dipendenza del Sistema Sanitario Nazionale e proseguire la propria attività professionale altrove. E i flussi in uscita hanno iniziato a crescere proprio dopo le prime ondate di Covid, quando i turni sono stati massacranti e i rischi per la salute elevatissimi per il personale ospedaliero: tanti sono stati i medici morti in questi anni di pandemia, spesso dotati di mascherine non a norma. Stando a quanto dichiarato dal segretario nazionale del sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed, Carlo Palermo, le cause di questo abbandono massiccio degli ospedali sono legate principalmente al burnout – esaurimento da troppo lavoro – alla voglia di trovare un posto che preservi il proprio benessere, al desiderio di poter conciliare lavoro e vita privata senza are i salti mortali e senza dover per forza trascurare gli affetti.
Non solo: stando allo studio di Assomed dopo la pandemia di Covid solo il 50% dei neo specialisti che escono dalle Università italiane accetterebbe un lavoro in un ospedale pubblico. La maggior parte dei preferisce darsi alla professione privata: meno gravosa e meno rischiosa. Questo comporta che negli anni avvenire avremo sempre meno ragazzi che sceglieranno medicina e chirurgia d’urgenza e d’accettazione o chirurgia generale. Quest’anno per esempio – ha specificato il segretario nazionale di Assomed – i posti disponibili per medicina e chirurgia d’urgenza e d’accettazione erano più di 1000 e sono stati occupati solo al 50%. Poi c’è l’altro lato della medaglia: i giovani medici che scelgono di andare a lavorare negli ospedali di altri paesi dove gli stipendi sono più alti: la differenza rispetto alle retribuzioni dei Paesi dell’Europa dell’Ovest può arrivate anche al 40-50%. Dunque nei prossimi anni gli ospedali italiani, per poter continuare a garantire un servizio pubblico efficiente, dovranno andare a caccia di medici. Palermo – intervistato da Fanpage – ha dichiarato: “Non potremo più garantire l’equità nell’accesso alle cure, tutto questo aumenterà le diseguaglianze nel campo sanitario, con il rischio di una deriva privata, con una sanità che sarà inevitabilmente meno pubblica, sempre più governata da assicurazioni e fondi integrativi. Chi ha le risorse potrà accedere rapidamente alle diagnosi e alle cure, chi non le ha dovrà mettersi in fila nel Ssn, che sarà sempre più stremato per la mancanza di professionisti“.