Mario Decandia esce dal lavoro e viene travolto dalla polizia locale. C’era della vodka nella volante

Secondo alcuni testimoni, nella volante della polizia che ha ucciso a Maiorca Mario Decandia, ci sarebbe stata una bottiglia di vodka.

Mentre la famiglia di Mario Decandia chiede verità e giustizia per la morte del figlio, arriva una testimonianza choc su quanto accaduto dopo il tragico incidente di Palma di Maiorca.


MARIO DECANDIA

Nella volante della polizia che ha investito e ucciso a Palma de Mallorca Mario Decandia, si sarebbe trovata una bottiglia di alcol, secondo quanto raccontato da un testimone oculare, in particolare si tratterebbe di vodka. Il cuoco 36enne sardo, era stato travolto nella notte tra il 3 e il 4 e giugno mentre camminava con due amici, al Paseig Cabrera, isola pedonale nel cuore di Palma di Maiorca. Il 36enne era appena uscito dal ristorante 49 Steps, dove lavorava. La polizia locale aveva effettuato i primi accertamenti sulla tragedia, ma il magistrato ha revocato l’incarico per garantire l’imparzialità delle procedure. Le indagini verranno ora condotte dalla Guardia Civil, la polizia militare spagnola. Il poliziotto che si trovava alla guida della volante al momento del tragico impatto costato la vita al 36enne era stato sottoposto all’alcol test, risultato negativo.

Le Testimonianze

Il testimone che ha asserito di aver visto la bottiglia all’interno dell’auto subito dopo l’incidente è un turista inglese:“Sono arrivate altre auto della polizia e alcuni agenti hanno portato via dalla vettura una bottiglia di vodka“. Il giovane si è rivolto alla Guardia Civil dopo che si era reso conto che la sua testimonianza non era stata messa all’interno del verbale stilato dagli agenti della locale. Sembra anche che la centrale operativa non aveva chiesto all’agente alla guida del veicolo di intervenire su alcuna emergenza”. Importante anche la testimonianza di una collaboratrice di Decandia che ha invece ricordato che l’auto della polizia locale ha frenato in ritardo, ha perso il controllo e si è portato via panchine, un lampione e i nostri colleghi, che stavano uscendo dal lavoro e tornando a casa. E, tra l’altro, l’auto non aveva le luci di emergenza”.

Del caso si occupano anche due avvocati: uno spagnolo, l’altro italiano. Quest’ultimo è Enea Selis, zio di Mario Decandia, che sta cercando di fare luce sull’incongruenza tra i due verbali e sui primi risultati dell’autopsia. “Alle Baleari aveva trovato la sua dimensione ideale. Mario era un ragazzo d’oro, la sua morte è assurda. Ci hanno detto che la volante girava a fortissima velocità in un’area pedonale dove c’era molta gente, poteva essere una strage» – spiega Salis -. Ci sono tanti punti oscuri, vogliamo la verità».

Il Dolore Della Famiglia

Tutta la famiglia di Mario Decandia è affranta dal dolore. Un dolore aumentato anche dal fatto di non poter vedere ancora il corpo del 36enne«Ci hanno detto che non potremmo vederlo fino a che non si concluderanno gli accertamenti dei periti. Andremo quando si potrà riportarlo a casa», hanno spiegato papà Piero e mamma Maria Piera. Due colleghi di Mario, anche loro travolti nell’incidente, sono ricoverati in ospedale ma sono fuori pericolo, mentre il ristorante in cui lavorava il cuoco sardo ha deciso di chiudere i locali alle Baleari per due giorni, in segno di lutto.
Nicola, il fratello di Mario, ha commentato: «Ora ciò che importa è portarlo a casa. Sui giornali abbiamo letto tante cose, alcune contraddittorie. Non proviamo odio, ma solo dolore. Questo però non significa che non vogliamo un’indagine accurata, chiediamo che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Per me c’è una colpa palese, spero che non finisca tutto sotto il tappeto. Nessuno ci restituirà Mario, ma chiediamo che venga fatta piena chiarezza. Ringraziamo l’azienda per cui lavorava Mario e le istituzioni italiane sul posto, ci stanno aiutando in tutto e per tutto».

 

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