Aumenta gni giorno il numero dei ristoratori che lamentano l’enorme fatica a trovare cuochi e camerieri per la stagione estiva.
Il lavoro c’è. I disoccupati non mancano mai purtroppo. Dunque come mai domanda e offerta fanno così fatica ad incontrarsi? Mai come quest’anno titolari e gestori di bar, ristoranti e alberghi lamentano di non riuscire a trovare personale per cucina e sala. Cuochi e camerieri sembrano diventati merce rara.
Il primo a inaugurare la stagione degli chef in cerca disperata di cuochi è stato Alessandro Borghese che è stato aspramente criticato per le sue idee su eventuali stage gratuiti. Lo hanno seguito a ruota l’imprenditore Flavio Briatore che, nonostante non offra stipendi bassi, fatica a trovare personale per i suoi locali. Stesso problema riscontrato anche a Milano da Filippo La Mantia che ha inaugurato da poco il suo nuovo ristorante in stazione Centrale. Tutti – a dir loro – hanno riscontrato che durante i colloqui i candidati chiedono stipendi alti fin da subito, fine settimane liberi e niente turni serali. Altrimenti preferiscono prendere i sussidi statali come Disoccupazione o Reddito di Cittadinanza. In risposta a questa difficoltà crescente nel trovare persone disposte a lavorare, il signor Pierluigi Lucino, titolare del Riviera Bar Bistrot di di Porto Cesareo – località balneare in provincia di Lecce – ha pubblicato questo annuncio: “Cerco personale. Lo stipendio lo decidete voi, il giorno libero e gli orari anche”.
Il locale di Lucino si trova a pochi passi dal mare e offre un salario tutt’altro che disprezzabile: minimo 1200 euro netti, che salgono a 1500-1600 euro per i pizzaioli. Ma l’imprenditore non riesce a trovare personale il ché significa dover ridurre il numero di clienti perché non si riesce a servire tutti in un tempistica accettabile. Il post di Lucina aveva un chiaro intento provocatorio che, tuttavia, al momento non ha innescato l’effetto sperato. Ancora nessun candidato. Secondo i dati diffusi dal ministero del Turismo, nel comparto i posti vacanti sarebbero tra i 250 mila e 350 mila. Chi offre lavoro lamenta la mancanza di volontà di chi cerca occupazione ma poi rifiuta gli incarichi, mentre sul fronte opposto i lavoratori denunciano condizioni disumane a partire da turni massacranti e paghe da fame. L’unica certezza è che da un lato il sistema ristorativo rischia di saltare per mancanza di personale; dall’altro migliaia di persone restano a casa senza un lavoro. Il paradosso, purtroppo, è reale.