Potrebbe non essere morto di morte naturale il povero Giuseppe Pedrazzini, tenuto per mesi chiuso in un pozzo. Gli aguzzini i suoi familiari. Un nipote avrebbe visto l’anziano piangere più volte.
Un anziano trovato morto in un pozzo: ormai è chiaro che la morte del 77enne Giuseppe Pedrazzini non sia stata un incidente. Per la risoluzione del giallo di Toano – Bologna – decisiva è la figura della moglie della vittima, Marta Ghirlandini.
Dopo aver addebitato le responsabilità a figlia e genero, la sua deposizione ha sicuramente ricoperto un ruolo decisivo per i giudici di Bologna. Dunque, per Silvia Pedrazzini – figlia della vittima – e Riccardo Guida – genero – potrebbero aprirsi presto le porte del carcere. Guida, dopo le dichiarazioni della suocera che non giocano a suo favore, ha sostenuto: “Parlare di come Beppe è finito nel pozzo equivale a raccontare la storia della seconda guerra mondiale partendo dalla bomba di Hiroshima”. In pratica prima di arrivare a quel fatidico pozzo, ci sarebbe molto ma molto altro da raccontare. Dinamiche familiari in cui la crudeltà e gli interessi avevano preso il posto dell’affetto da anni.
Il legale di Pedrazzini e Guida ha dieci giorni di tempo per presentare ricorso, questa volta in Cassazione, contro il provvedimento del riesame. Dopodiché, il provvedimento sarà definitivo. Ma la deposizione di Marta Ghirlandini ha cambiato radicalmente le sorti del gioco facendo emergere la natura spietata della figlia e del genero. Tuttavia, per quanto collaborativa, anche Ghilardini, continua ad essere indagata in concorso per sequestro di persona, soppressione di cadavere e truffa ai danni dello Stato. Marta ha sempre raccontato che il marito sarebbe stato segregato dalla fine di gennaio e poi morto tra le sue braccia per cause naturali l’8 marzo. Poi, dopo essere stato avvolto in un telo, sarebbe stato gettato nel pozzo da Silvia e Riccardo. Pedrazzini fu trattato con particolare crudeltà. Agli atti sono state messe anche le parole di un nipote della vittima il quale ha dichiarato di aver visto il nonno piangere perché recluso in casa senza poter vedere i suoi amici.
Tuttavia emerge un’altra ipotesi ancora più inquietante: Giuseppe Pedrazzini potrebbe non essere morto per cause naturali. I familiari potrebbero aver sospeso la somministrazione dei farmaci che l’anziano doveva assumere provocandone, così, il decesso. Oppure potrebbe essere stato avvelenato. Tutte ipotesi che non possono essere escluse fino agli esiti dell’autopsia e degli esami tossicologici. Il movente, secondo gli inquirenti, sarebbe di natura economica: figlia e genero avrebbero nascosto il corpo dell’agricoltore per continuare a percepire la pensione. Ma non si esclude che i due mirassero anche ad altro, cioè ai possedimenti agricoli dell’uomo. L’ipotesi trova conferma nel fatto che la coppia – a stretto giro con la scomparsa di Pedrazzini – non ha esitato a vendere l’appezzamento di terra della vittima, il cui valore era stato stimato intorno ai 120 mila euro.