Feriale, sai cosa vuol dire? Da non credere: mettiti alla prova e cerca di scegliere il significato giusto per quest’usatissima parola.
In pieno agosto, a moltissime persone viene in mente subito solo e soltanto una parola: ferie. Dopo mesi e mesi di lavoro infatti, c’è voglia di godersi dei giorni di riposo, relax e spensieratezza.
Potrebbe però venirci alla mente anche un altro termine, l’aggettivo derivato feriale. Sai davvero cosa vuol dire? Mettiti alla prova e cerca di dare la risposta giusta tra le due opzioni presenti nell’immagine.
Feriale, sai cosa vuol dire? Da non credere: scoprilo con noi
Anche d’estate, non mancano mai le occasioni per mettere alla prova le proprie abilità, anche a livello linguistico; spesso utilizziamo con frequenza termini di cui, magari, non sappiamo il significato completo, oppure li utilizziamo con la forza dell’abitudine senza soffermarci troppo a riflettere.
Tornando al nostro test, è da capire allora se l’aggettivo “feriale” sia relativo a un periodo di ferie oppure a un periodo di lavoro; la risposta potrebbe sembrare ovvia, ma sappiamo bene come, ad esempio, vengano indicati come giorni feriali i “classici” di lavoro, ovvero dal lunedì al venerdì festività escluse.
Qual è allora la risposta giusta? Rispondere potrebbe essere davvero più complicato del previsto, anche se in realtà basta avvalersi delle conoscenze della lingua italiana e delle sue funzionalità.
Infatti, con l’aggettivo feriale, ci troviamo davanti ad un classico caso di polisemia: a seconda del contesto, può riferirsi sia al periodo di riposo che al periodo tradizionale di lavoro.
Questo perché la parola deriva dal latino feria, che come indica la Treccani aveva un doppio significato: quello ecclesiastico di giorno di lavoro e quello “comune” di giorno di riposo, derivato dall’uso romano e quindi dal significato classico della parola.
La nostra lingua è ricca di casi del genere, così come è ricca di parole (chiamati in linguistica “allotropi” che, derivanti dalla stessa matrice, sviluppano poi due significati (con rispettiva evoluzione fonica magari) a seconda dell’uso “dotto” o “popolare”.