Massimo deve laurearsi ma non vuole perdere la partita: discute la tesi in autogrill

La passione calcistica ha prevalso su tutto. Un laureando, pur di non perdere la partita, ha discusso la tesi in un autogrill.

Il protagonista di questa curiosa vicenda è Massimo Vitti, un imprenditore barese di 46 anni. Nonostante viva ormai da tempo a Roma, la fede calcistica non è mai cambiata: Bari  è nel cuore.

Peccato che la sua amata squadra giocasse contro il Parma lo stesso giorno in cui Vitti doveva discutere la tesi di Laurea. Che fare allora? Nessun problema: il 46enne ha trovato la soluzione. È partito in trasferta  insieme agli amici del gruppo “La Bari Capitale“, che lui stesso ha fondato nel 2014 e di cui è presidente.  Il gruppo è composto dai tifosi della squadra pugliese che vivono a Roma e che seguono la squadra in tutte le trasferte in giro per l’Italia. Ma, per non mandare in fumo anni di studio, alle 15 in punto l’uomo si è accomodato nel ristorante della stazione di servizio e,  grazie a un telefonino collegato in rete, si è laureato in Economia Aziendale. La tesi sulle “Monete complementari nei mercati moderni” gli ha fatto guadagnare il voto di 82 su 110. L’impresa è stata resa possibile dal fatto che l’istituto che gli ha conferito il titolo non è un’università tradizionale ma appartiene a quel tipo di istituti che operano online, riconosciuti ufficialmente dal Miur, il Ministero dell’Università e della Ricerca.

Dopo aver conseguito la laurea in autogrill, Vitti ha stappato lo champagne, raccolto gli auguri dei presenti e si è rimesso in macchina per raggiungere lo stadio “Ennio Tardini” di Parma, dove  era in programma la partita di Coppa Italia tra Parma e Bari. Il match, si è concluso 1-0 per la squadra emiliana. Nella vita di Massimo Vitti tutto è riconducibile al calcio: addirittura  ha chiamato il primogenito Igor, nome del suo calciatore preferito: Igor Protti. Ha commentato così questa curiosa vicenda: “Una passeggiata, per noi che non abbiamo lasciato mai sola la squadra neanche in Serie D. Lo spiegò bene Raboni, il poeta: si è tifosi della propria squadra perché si è tifosi della propria vita, di se stessi, di quello che si è stati, di quello che si spera di continuare a essere“. Del resto non è la prima storia insolita che riguarda un laureato: di recente è stato intervistato un giovane che, nonostante abbia conseguito due lauree, ha scelto di fare il bidello.

 

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