Quella che è da sempre stata considerata una forma di scrittura importante per i bambini, ossia il corsivo, sta scomparendo. Si predilige oramai l’utilizzo dello stampatello, ed è una grande perdita. Ecco cosa dichiara Piero Crispiani, il presidente del COMIS.
Assistiamo a un’epoca in cui si utilizzano molti strumenti digitali e di conseguenza la scrittura a mano libera è sempre più rara. Questo è un mondo che ci vuole sempre più connessi, soprattutto per quanto riguarda le fasce più giovani, che amano essere sempre online sui vari social e strumenti. Non serve scrivere a mano libera, lo fanno i tasti per noi, oramai. La conseguenza di tutto questo? La scrittura in corsivo, tanto insegnata a costo di pagine e pagine di quaderno per scrivere perfettamente una lettera, sta tristemente scomparendo.
Parliamo di una fascia di età che riguarda in particolare i bambini, i ragazzi, gli studenti, i quali utilizzano molto la scrittura in stampatello minuscolo, che è un tipo di scrittura sempre più accettata anche da parte degli insegnanti.
Gli effetti
Piero Crispiani, presidente del COMIS (Cognitive Motor International Society), direttore scientifico del Centro Internazionale Disprassia e Dislessia, e professore all’Università di Macerata e alla Link Campus University di Roma, afferma un qualcosa di molto importante. Secondo il professore la perdita del corsivo è davvero un grande errore. La scrittura su tastiera non deve escludere assolutamente le basi della scrittura stessa, che viene insegnata accuratamente sin dai primi anni di scuola. Alla base della scrittura ci sono le funzioni motorie, quelle spazio-temporali o sintattiche. Ma non dobbiamo sottovalutare anche la presenza di disturbi infantili come la dislessia o la disgrafia.
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— Radio3 Scienza (@Radio3scienza) December 13, 2014
Escludere totalmente la scrittura in corsivo crea davvero delle conseguenze importanti come la perdita dello scorrimento da sinistra a destra, la velocità nella scrittura e nel pensiero, la fluidità nella scrittura, la coordinazione nello spazio e nel tempo, che sono alla base del pensare e dell’agire umano. La scrittura in corsivo è un vero e proprio impegno per i bambini e li conduce alla corretta maturazione. Se si perde tutto questo, si verifica un aumento del rischio di disgrafia. Questo disturbo dell’apprendimento colpisce almeno il 20% degli studenti. Un dato preoccupante a cui fare caso e a cui prestare davvero tanta attenzione.
Il Formatore e Insegnante ALDO ZAMBUTO dichiara a proposito della scomparsa del corsivo:
“Spesso osservo che i miei alunni, in alcuni compiti svolti in classe, fanno un utilizzo smodato dello stampatello che potrebbe costituire un problema. Sicuramente lo stampatello è di facile lettura rispetto al corsivo grafico che risulta più ostico. Dobbiamo però considerare l’aspetto della “didattica inclusiva”: nelle scuole di oggi ci sono molti alunni BES (acronimo di Bisogni Educativi Speciali), ossia gli studenti per cui si riscontra la necessità di formule di apprendimento speciali, permanenti o temporanee. Questi ragazzi hanno una patologia, legata alla disgrafia, quindi per agevolare loro lo studio, sicuramente lo stampatello viene in aiuto, almeno fino alle superiori. Se è vero che il corsivo passa di moda e non si scrive più, adesso la nuova tendenza è che il corsivo è diventato un linguaggio, e si parla”.