C’è grande apprensione per il diffondersi dell’influenza aviaria dalla Cina. Ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.
C’è grande apprensione per il nuovo virus dell’influenza aviaria che si sta propagando a macchia d’olio. Pensavamo di aver messo alle spalle il Covid-19 e, invece, un nuovo spauracchio adesso potrebbe colpirci.
Gli esperti, infatti, sono concordi nell’individuare questa variante come molto aggressiva e, in determinati casi, mortale. In Cina, infatti, alcune settimane fa, è morta la prima donna, una 56enne, ma l’autorità del Sol Levante ha avvisato l’Organizzazione Mondiale della Sanità solo nei primi giorni di aprile.
Anche in questo caso, infatti, l’epidemia sembra essersi propagata dalla Cina. Proprio come era avvenuto per il Covid-19. L’esposizione duratura a volatili contaminati, infatti, porterebbe a un contagio pressoché certo. E, nel caso di comorbità (come accaduto per la 56enne cinese) il rischio di morire sarebbe molto alto.
In Cina e in Giappone sono già stati abbattuti migliaia di volatili, ma l’epidemia sembra circolare incontrollata. Come ogni pandemia, ovviamente, gli effetti sono chiaramente sulla salute delle persone, ma si ripercuotono anche sull’economia. Tutto ciò, infatti, ha fatto schizzare, in Oriente, i prezzi delle uova alle stelle. E, come ben sappiamo, i virus non sono di una unica zona del mondo. Ma si propagano in maniera veloce, internazionale e senza confini. La pandemia da Covid-19 dovrebbe avercelo spiegato molto bene.
Preoccupazione per l’influenza aviaria
Secondo gli esperi, dunque, l’influenza aviaria attuale sarebbe molto più contagiosa rispetto a quella che abbiamo imparato a conoscere fin dal lontano 1997. Il virus colpirebbe le vie respiratorie profonde, e quindi il contagio potrebbe determinare casi gravi di infezioni primarie da virus aviario a livello polmonare.
Se, all’inizio, si dava quasi per certo che il contagio potesse avvenire solo da animale a essere umano, ciò che ora preoccupa gli scienziati è una mutazione del virus che avrebbero osservato in un uomo contagiato in Cile. Questa variante presenterebbe tratti molto più contagiosi e aggressivi.
Al momento, comunque, gli scienziati restano cauti sulla possibile trasmissione tra esseri umani. La mutazione registrata sul paziente in Cile, infatti, potrebbe essersi generata dopo il contagio dell’uomo. Stando a quanto comunicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, i casi umani di infezione sarebbero generalmente il risultato di un’esposizione diretta o indiretta a pollame vivo o morto infetto o ad ambienti contaminati. Ma, come ci ha insegnato il Covid, i virus cambiano velocemente e senza avvertire.