Caro Boss ed il concerto stonato che sarebbe stato meglio rinviare. Ferrara ha accolto Bruce Springsteen per il primo dei suoi tre live italiani, forse il meno “coinvolgente”, per troppo ovvi motivi.
Stazione Termini, Roma. Siamo in centinaia lungo i binari in attesa del treno. Suoni e parole, che volano in un italiano corretto e un miscuglio di dialetti che descrivono al meglio un’atmosfera di magica attesa.
In lontananza si intravede il locomotore che “trascina” una lunga serie di vagoni. E’ il treno per Milano. E’ la notte del 20 giugno 1985 e il giorno dopo lo Stadio San Siro ospiterà l’evento musicale più importante dai tempi dei Beatles: il primo concerto in Italia di Bruce Springsteen. Il resto è storia della musica e dei concerti live. Oltre 4 ore di Rock e sudore, adrenalina e passione. Coinvolgente come nessuno. Un evento che è rimasto impresso sulla pelle, negli occhi e nel cuore di chi c’era quella sera, e quella notte.
Ma se il concerto di Bruce Springsteen del 21 giugno 1985 ha donato soltanto forti emozioni positive, le giornate del mese di maggio che hanno messo a soqquadro la Regione Emilia Romagna a causa delle piogge torrenziali che hanno coperto d’acqua interi paesi mettendo in ginocchio migliaia di famiglie ed imprese, hanno soltanto scioccato e commosso. In uno di quei giorni drammatici Ferrara è stata pronta ad accogliere un grande evento, atteso da tanti. Da tanto tempo.
Caro Boss ed il concerto stonato
Giovedì 18 maggio è la data. Ferrara è pronta ad abbracciare il primo concerto italiano del tour Springsteen & E Street Band 2023 Tour.
Erano in 40mila o forse anche più. Con i piedi immersi nel fango, le orecchie e gli occhi rivolti al palco dove il Boss racconta con le sue note la storia del Rock, ma la mente è giocoforza altrove. Va dove le case sono affondate sotto la furia dell’acqua, dove bambini e anziani sono stati portati via in braccio dalle squadre di soccorso che per intere giornate, ininterrottamente, hanno prestato soccorso a chi era in difficoltà.
In quelle oltre tre ore di spettacolo Bruce Springsteen non ha lesinato energie, come sempre e più di sempre. Ma in quelle oltre tre ore di spettacolo il Boss non ha fatto alcun cenno alla tragedia che aveva dinanzi ai suoi occhi, intorno al suo palco, quasi la si volesse, momentaneamente, accantonare. Quando l’unica cosa che andava “accantonata” era un concerto che non poteva essere, e mai avrebbe potuto esserlo, per ovvi motivi, coinvolgente, come sempre.
Uno spettacolo straordinario perché il Boss è straordinario, per le vibrazioni emotive che riesce a trasmettere grazie anche alla band che l’accompagna sul palco composta da 17 elementi tra musicisti e coristi, come ci informa sorrisi.com. Con il Boss ecco la storica E Street Band con Little Steven e le sue chitarre, con la batteria di Max Weinberg che martella il cuore e l’emozione del sax di Jake Clemons, che parla con lo strumento e con Bruce Springsteen come faceva il suo indimenticabile zio, Big Clarence Clemons.
Proprio perché il Boss Bruce Springsteen è unico, questa sua unicità la si deve godere appieno, totalmente e senza freni inibitori, perché è la sua musica che ce lo impone. La si deve vivere urlando a squarciagola Born in the USA. Ma a Ferrara tante urla sono rimaste strozzate in gola, affogate da quella stessa acqua dove affondavano i loro piedi, nonché dal dolore. Born in Emilia Romagna doveva essere l’unico canto. Silenzioso, doveroso, rispettoso nei confronti di chi ha perso la vita, la casa, i ricordi. Tutto.
Caro Boss, semplicemente per questo il concerto non s’aveva da fare. Da parte di chi c’era durante la tua prima volta. E non ha dimenticato.