Scommesse sportive o Totocalcio? Le differenze sono enormi…
Sono tante le motivazioni che possono spingere una persona a fare scommesse su eventi sportivi e solo una di queste è la voglia di vincere cifre ingenti. Rispetto a cio’ che poteva accadere tra gli anni 50 e gli anni 90 infatti, anni in cui fare 13 alla schedina “giusta”, poteva cambiare la vita di un’intera famiglia, ora le cose sembrano essere cambiate.
Con le scommesse infatti, a meno che non si investano cifre spropositate, o si giochino “bollette” con un numero di eventi considerevole, non si diventa certo milionari. Per puntare al bersaglio grosso infatti, forse è decisamente più semplice, ricorrere ai Gratta & Vinci, al lotto o anche al Superenalotto; Malgrado questo però, il settore delle scommesse è comunque in crescita esponenziale.
Bookmakers e scommesse: un settore in crescita esponenziale
Quello delle scommesse come detto, è un settore in forte crescita e la presenza delle agenzie dei bookmakers, sul territorio nazionale è letteralmente quadruplicata negli ultimi cinque anni.
Le scommesse sportive vennero legalizzate per la prima volta il 2 giugno 1998, poco prima dell’inizio dei mondiali francesi. Allora si poteva giocare soltanto presso le agenzie abilitate, e non era ancora permesso giocare online. Da quel momento in poi però, fu una vera e propria escalation senza soluzione di continuità. Gli scommettitori abituali aumentavano a dismisura di giorno in giorno, e contemporaneamente a questo però, il Totocalcio cominciava a perdere appeal. Il gioco che fino a quel momento l’aveva fatta da padrone infatti, veniva pian piano relegato a svolgere un ruolo da comprimario, fino a finire nel 2019, quasi nel dimenticatoio.
Il Totonero e le ricevitorie clandestine
Giocare al totoscommesse, prima del 2 giugno 1998, era considerato illegale. Il fatto che giocare fosse illegale però, non scoraggiava gli scommettitori ma faceva solo si, che gli stessi lo facessero illegalmente. Gli scommettitori infatti, facevano le loro giocate affidando i propri pronostici a delle figure, chiamate allibratori. Gli allibratori erano dei veri e propri bookmakers che però spesso erano collegati alla criminalità organizzata. Intorno agli anni 80, proprio un giro di scommesse clandestine, diede vita ad uno degli scandali più grandi del calcio italiano: il Totonero.
Ma qual’ è la differenza tra i due giochi?
Il Totocalcio invece, come dice anche la parola, è un concorso a premi prettamente sul calcio. Il concorso è attualmente gestito dalla SISAL, e nel gioco bisogna prevedere gli esiti di 13 partite di calcio. Le vincite sono legate ad un montepremi e al contrario di quanto avveniva in passato, premia quasi tutte le combinazioni, fino addirittura a chi realizza anche solo 3 punti. E allora qual’è il problema se ci sono così tante opzioni? Il problema è che malgrado ci sia molta possibilità di centrare almeno una vincita, le squadre su cui giocare, sono scelte dalla Sisal, mentre nelle scommesse sportive, ognuno sceglie liberamente, su quali partite puntare, escludendo quelle che ritiene più complicate.
Ognuno è libero di scegliere quello su cui scommettere
Capita spesso infatti, che persone scommettano cifre ingenti, anche solo su una o due gare, sulla carta quasi scontate, puntando semplicemente a raddoppiare quanto giocato e questa modalità sarebbe impossibile da realizzare nel totocalcio. Come se non bastasse, il totocalcio va giocato comunque obbligatoriamente PRIMA dell’inizio dell’inizio della prima gara del palinsesto, mentre le scommesse possono essere piazzate in qualsiasi momento, anche a gara ampiamente iniziata.
Scommesse: c’ è anche chi gioca solo per divertimento
Va da se che gli utenti, al giorno d’oggi, preferiscano molto di più puntare su meno squadre e vincere cifre meno consistenti, piuttosto che puntare su 13 squadre, imposte comunque da altri, ma che garantirebbero comunque un montepremi decisamente superiore. Molti altri utenti poi, giocano solo per diletto, al fine di godersi in diretta, le partite su cui vogliono puntare mettendo solo al secondo posto il punto di vista lucrativo.
Alessandro Righi