Carlo Mazzone è scomparso il 19 agosto, il giorno in cui la Serie A ha battuto il suo calcio d’inizio. Ed il campionato lo ha, doverosamente, ricordato.
Quarant’anni nel calcio sono un’era geologica. Un lasso di tempo lunghissimo dove si è assistito a cambiamenti tanti repentini quanto profondi. Quanti tipi di calcio ha conosciuto, vissuto, respirato, benedetto e maledetto, Carlo Mazzone? Diversi.
Il calcio è cambiato, ma non ha mai cambiato Carlo Mazzone. Lui è rimasto sempre, per quasi quarant’anni, sempre uguale a sé stesso. Questa è stata la sua forza. Per questo, oggi, in tanti lo piangono, e lo rimpiangono. Non è stato soltanto il simbolo di un calcio che non c’è più, è stato uno dei rarissimi allenatori che sono andati ben oltre il palmares. Avrà sicuramente sofferto per il fatto di non aver mai potuto competere per lo scudetto, ma questo non lo ricorda nessuno, poiché ben altro ha lasciato impresso il tecnico romano.
In tutti gli stadi italiani lo hanno ricordato nel minuto di silenzio, seguito, immediatamente dopo, da fragorosi applausi, a nor a sud. Nella sua lunghissima carriera si è seduto, anche più volte, su una dozzina di panchine di società diverse, di squadre diverse, con storie diverse. A ciascuna di queste squadre, a ciascuna di queste città Carlo Mazzone ha lasciato un pezzo di sé. La sua straripante umanità, la sua romanità mai volgare ma inclusiva come nessuna.
In poche ore i social sono stati invasi dai ricordi. I suoi millanta figli-calciatori sparsi in ogni angolo dello stivale che lo piangono di silenzio. Da Roberto Baggio, fortemente voluto da Mazzone al Brescia, che nel suo contratto con le rondinelle ha fatto inserire la clausola che avrebbe potuto lasciare la squadra nel momento in cui Mazzone non ne fosse stato più l’allenatore. In quel Brescia ha militato anche Pep Guardiola, che ha ricordato commosso il tecnico romano.
Carlo Mazzone e quella passione particolare
Il grande tecnico spagnolo ha dedicato al suo maestro tante toccanti parole, oltre ad aver inossato una maglietta con la l’immagine iconica di Mazzone che corre sotto la curva dei tifosi dell’Atalanta.
Un suo insegnamento, ha ricordato il tecnico del Manchester City, è stato quello di non arrendersi mai, anche quando sembra che non vi siano più speranze. Una speranza c’è sempre. Per questo Carlo Mazzone ha sempre amato le sfide impossibili e le salvezze insperate. Lui che ha il record della panchine in serie A, 792, superati addirittura Rocco e Trapattoni. A queste se ne devono aggiungere altre 5. Panchine speciali perché legate ad eventi speciali come solo gli spareggi possono essere.
In quelle sfide dove ci si gioca un’intera stagione, e quella che verrà, Carlo Mazzone trovava una sorta di sublimazione del suo lavoro dove fondamentale non è soltanto l’aspetto tecnico, o tattico, ma anche la capacità di motivare al punto giusto i propri ragazzi. Cinque spareggi che hanno fatto provare al tecnico romano le gioie più grandi e le delusioni più profonde. Carlo Mazzone è stato questo e tanto altro. Tutto quell’altro che lo renderà indimenticabile.