Giulio Picolli ha raccolto i nomi di 218 vittime italiane per assicurarsi che il loro sacrificio non fosse dimenticato.
L’attentato alle Torri Gemelle è stato uno dei momenti più tragici e sconvolgenti della storia recente, che hanno terrorizzato il mondo intero, lasciando un’impronta indelebile nella memoria collettiva. L’evento ha avuto conseguenze tragiche per molte persone, con perdite di vite umane senza precedenti. Secondo i dati ufficiali, gli attacchi hanno provocato la morte di 2.977 persone e oltre 6.000 feriti. Tra le persone colpite vi erano civili, soccorritori e personale militare. Nel corso degli anni successivi, si sono verificati ulteriori decessi a causa di malattie correlate all’esposizione ai detriti e alle sostanze tossiche rilasciate durante il crollo.
Tra questi c’erano ben 218 italiani e italo-americani. Questa informazione è stata resa nota grazie al prezioso impegno di Giulio Picolli, un italo-americano che ha dedicato gli ultimi vent’anni della sua vita a narrare le storie di queste vittime. Il suo meticoloso lavoro di ricerca ha permesso di restituire un nome e un volto a queste persone, rendendo ancora più vivo il loro ricordo, e i loro nomi vengono letti ad alta voce ogni anno, in occasione dell’anniversario dell’11 settembre, presso il Consolato Generale di New York.
Giulio Picolli e il suo impegno per le vittime dell’11/09
In un’intervista rilasciata a “La voce di New York”, Giulio Picolli ha raccontato che il suo progetto ha avuto origine la sera del 13 settembre, mentre guardava un notiziario. Sentì un presentatore dichiarare: “Fortunatamente, non ci sono vittime italiane“. Queste parole l’hanno colpito in modo profondo. Gli italiani e gli italo-americani costituiscono il 35% della popolazione dell’area metropolitana di New York, quindi era impossibile che non ci fossero. Fu in quel momento che Picolli decise di intraprendere un lungo e scrupoloso lavoro di ricerca per dare una storia a ciascuno dei caduti di quella terribile tragedia.
Giulio Picolli si è dedicato ad un percorso solitario senza ricevere alcun sostegno dalle autorità, sia italiane che americane, a causa delle restrizioni legate alla tutela della privacy. Ha accuratamente esaminato gli elenchi dei defunti, cercando di identificare possibili italiani. Quando si sparse la voce sul suo progetto, i parenti delle vittime iniziarono a contattarlo, condividendo informazioni preziose sui loro cari perduti. La sua lista, inizialmente vuota, iniziò lentamente ma inesorabilmente a riempirsi.
Nell’intervista ha affermato: “Perché gli italiani, tutti, dall’agricoltore al falegname che sono arrivati qui in America, hanno fatto, costruito questa nazione. Quando si parla di prodotti italiani poi… Ma sa quanti piccoli commercianti ritornando al Paese riportavano i prodotti locali, e poi qui avevano successo e aiutavano così l’economia italiana. L’ingegno degli italiani è qualcosa di eccezionale”.