Nonostante i risultati delle elezioni parlamentari, il partito di Imran Khan è stato escluso dal governo con la formazione di una coalizione tra i suoi oppositori.
Lo scorso 8 febbraio si sono tenute le elezioni parlamentari nel Paese. La maggioranza dei seggi è stata ottenuta dal partito di Imran Khan, il Movimento per la Giustizia del Pakistan (Pti). Tuttavia, gli avversari dell’ex primo ministro (attualmente in carcere) hanno estromesso i suoi candidati trovando un accordo per formare una coalizione.
Lo slittamento delle elezioni parlamentari (inizialmente previste per il 2023) per via di alcune problematiche organizzative non ha impedito a queste ultime di essere segnate dalle tensioni. Tra il blocco della connessione a Internet, gli attacchi terroristici che hanno interessato la provincia del Belucistan e le accuse di brogli.
Imran Khan, fondatore del Movimento per la Giustizia del Pakistan, si è visto privato della possibilità di partecipare alle elezioni. Il 9 maggio dello scorso anno, infatti, è stato arrestato. La condanna è arrivata in seguito alla sua rimozione dall’incarico di primo ministro nel 2022, ricoperto dal 2018. Sono diverse le accuse rivolte al politico, al momento impegnato in numerose cause legali.
Pakistan, il partito di Imran Khan fermato dai suoi avversari politici
Malgrado si trovi in carcere, Khan – condannato nelle scorse settimane per corruzione e diffusione di documenti riservati – continua a godere del supporto dei suoi sostenitori. Ai quali, ovviamente, si aggiungono i candidati del suo partito. Questi ultimi hanno preso parte alle elezioni presidenziali da indipendenti, uscendone vincitori.
I risultati sono stati annunciati nella giornata di domenica 11 febbraio. Tuttavia, a distanza di due giorni, i principali oppositori del Movimento per la Giustizia del Pakistan hanno reso nota la formazione di una coalizione per guidare lo Stato. Si tratta della Lega musulmana del Pakistan (Pml-N), con a capo Nawaz Sharif, e del Partito popolare pachistano (Ppp), che vede Bilawal Bhutto Zardari come suo leader.
Insieme, sono giunti ad un accordo con l’obiettivo di impedire al loro avversario di tornare al governo del Paese. Ad ogni modo, Shehbaz Sharif – diventato primo ministro in seguito alla mozione di sfiducia nei confronti di Khan – si è dimostrato aperto confronti del candidati provenienti dal Movimento per la Giustizia del Pakistan. “Uniamoci per il bene del Paese“ sono state le sue parole.
Khan non ha tardato ad esprimere la sua contrarierà. Il politico e i suoi sostenitori sono convinti che i disordini che hanno caratterizzato le elezioni siano stati solamente parte di un piano per fermare il suo partito. Negli scorsi giorni, l’ex primo ministro ha dichiarato che verrà presentato un ricorso alla Corte Suprema contro i presunti brogli. “Solo in seguito valuteremo la possibilità di unirci a una coalizione di governo” ha poi affermato.