Prestiamo attenzione a questi segnali: sono campanelli d’allarme che provvedono a metterci in guardia contro una crisi di coppia in vista.
I momenti di crisi in una coppia sono inevitabili e non bisogna avere paura di affrontarli perché è proprio in questi momenti che emerge la vera “lega” dell’amore. Insomma, quando c’è aria di crisi si vede di che pasta è fatta la relazione e se la persona amata – o noi stessi – è un partner “stagionale” o radicato a fondo nella nostra esistenza.
Quel delicato ecosistema che è la vita a due, mostra uno studio recente apparso sulla rivista Social Psychological and Personality Science, soffre particolarmente gli umori negativi. È il partner con l’attitudine più negativa a “trascinare verso il basso” più di quanto il partner con attitudine positiva sia in grado di “far risalire” la coppia.
Pare infatti che il mood negativo sia più “contagioso”: la negatività si trasferisce con più facilità insomma. Non tutto è perduto però. A mettere in sicurezza la relazione provvede la soddisfazione per la vita di coppia e la volontà di combattere per tenere in piedi la casa dell’amore. Ci sono poi dei segnali da monitorare con attenzione e che fungono da cartina di tornasole dello stato di salute della coppia, ecco quali sono.
Relazione di coppia, attenzione ai segnali della crisi
La distanza emotiva, la mancanza di connessione profonda, l’assenza di una intimità all’interno della coppia sono campanelli d’allarme da non sottovalutare assolutamente. Quando percepiamo la presenza di una sorta di barriera invisibile che ci separa dall’altro, nella vita a due viene a mancare la comunicazione e il mondo interiore dei partner si “privatizza”.
Quando ognuno fa vita a sé si toglie infatti la linfa vitale che provvede a nutrire la coppia. Altro pessimo segnale è l’incancrenirsi del conflitto. Scontrarsi fa parte dell’incontro di coppia, ma quando gli scontri non portano alla ricerca di una soluzione condivisa (come quando si discute sempre delle stesse cose) il conflitto diventa solo distruttivo. Così attecchisce la mala pianta del risentimento, anticamera della disconnessione emotiva di cui parlavamo poc’anzi.
Attenzione anche ai silenzi. Chiaro che non comunichiamo soltanto a parole, ma anche attraverso il non detto. Il silenzio però non è solo un ponte: può diventare un’arma passivo-aggressiva per punire il partner o lasciarlo a rimuginare su i suoi presunti “errori”, in preda all’incertezza. A volte ritirarsi in se stessi equivale a rinchiudersi in una fortezza inespugnabile e a azzerare le comunicazioni: è una forma di ostilità o di indisponibilità a affrontare conversazioni “scomode”.
Infine occhio al disprezzo. Battutine umilianti, risposte sarcastiche, un semplice gesto come quello di alzare gli occhi al cielo sono bruttissimi segnali. Il messaggio lanciato quando dilaga il veleno del disprezzo è forte e chiaro. È come dire al partner: «sei inutile». Lo psicologo americano John Gottman invita a non prendere sottogamba il potere corrosivo del disprezzo, da lui definito come «l’acido solforico dell’amore».