Il gruppo europeo di difesa della protezione dei dati noyb ha presentato un reclamo contro OpenAI: ecco perché e cosa sta accadendo.
OpenAI sta affrontando un altro reclamo sulla privacy nell’Unione Europea. Quest’ultimo, che è stato presentato da noyb no-profit per i diritti sulla privacy per conto di un singolo denunciante, mira all’incapacità del suo chatbot AI ChatGPT di correggere la disinformazione che genera sugli individui.
La tendenza degli strumenti GenAI a produrre informazioni chiaramente sbagliate è stata ben documentata. Ma pone anche la tecnologia in rotta di collisione con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che regola il modo in cui i dati personali degli utenti regionali possono essere trattati. Le sanzioni per la mancata conformità al GDPR possono raggiungere fino al 4% del fatturato annuo globale.
OpenAI affronta nuovi problemi nell’UE a causa di ChatGPT
OpenAI è stata già costretta ad apportare alcune modifiche dopo un intervento tempestivo da parte dell’autorità italiana per la protezione dei dati, che ha costretto per un breve periodo la chiusura locale di ChatGPT nel 2023. Ora noyb sta presentando l’ultimo reclamo contro ChatGPT all’autorità austriaca per la protezione dei dati per conto di un denunciante anonimo. Quest’ultimo, descritto come un “personaggio pubblico” ha scoperto che il chatbot AI ha prodotto per lui una data di nascita errata.
Secondo il GDPR, le persone nell’UE hanno una serie di diritti legati alle informazioni che li riguardano, incluso il diritto alla correzione di dati errati. Noyb sostiene che OpenAI non rispetta questo obbligo rispetto all’output del suo chatbot. Ha affermato che la società ha rifiutato la richiesta del denunciante di correggere la data di nascita errata, rispondendo che era tecnicamente impossibile correggerla. Si è invece offerto di filtrare o bloccare i dati su determinati prompt, come il nome del denunciante.
L’informativa sulla privacy di OpenAI afferma che gli utenti che notano che il chatbot AI ha generato “informazioni di fatto inesatte su di te” possono inviare una “richiesta di correzione” tramite privacy.openai.com o inviando un’e-mail a dsar@openai.com. Tuttavia, avverte: “Data la complessità tecnica del funzionamento dei nostri modelli, potremmo non essere in grado di correggere l’inesattezza in ogni caso”.
In tal caso, OpenAI suggerisce agli utenti di richiedere la rimozione completa delle proprie informazioni personali dall’output di ChatGPT, compilando un modulo web. Altri elementi del reclamo si concentrano sulle preoccupazioni in materia di trasparenza del GDPR, con noyb che sostiene che OpenAI non è in grado di dire da dove provengono i dati che genera sulle persone, né quali dati il chatbot memorizza sulle persone.
Questo è importante perché, ancora una volta, il regolamento conferisce alle persone il diritto di richiedere tali informazioni effettuando una cosiddetta richiesta di accesso del soggetto (SAR). Purtroppo, OpenAI non ha risposto adeguatamente alla SAR del denunciante, non divulgando alcuna informazione sui dati trattati, sulle sue fonti o sui destinatari.