Gen Z, la nuova patologia si chiama “telefonofobia”: di cosa si tratta?

Mai sentito parlare di “telefonofobia”? È una nuova patologia che si sta diffondendo specialmente tra i giovani della Gen Z.

Rispondere alle telefonate? Tra i più giovani non se ne parla. Conta poco che eserciti di smombie si aggirino col telefonino incollato alle mani. Se i polpastrelli si muovono freneticamente sul display, le corde vocali e l’ugola sembrano non volersi scomodare più di tanto. Anzi per nulla.

Cos'è la telefonofobia, nuova malattia della Gen Z
Cosa significa soffrire di “telefonofobia”? – formatonews.it

Questa strana voglia di comunicare solo attraverso messaggi o mail colpisce in particolare i giovani della Gen Z, ma anche i Millennial non sembrano essere esenti dall’allergia alle chiamate. Il telefono continua a squillare, ma da tempo pigiare sulla cornetta verde non è una delle opzioni contemplate.

Non è tutto: alla mancata risposta si abbina anche un (improbabile) repertorio di scuse più o meno inventate – comunicate naturalmente sempre via WhatsApp o e-mail – a suon di fantomatici e improrogabili impegni che avrebbero impedito di rispondere in quel preciso istante. C’è già chi parla di una vera e propria fobia. Ma di cosa si tratta?

Telefonofobia, cos’è la nuova patologia della Gen Z

La chiamano telefonofobia e non serve essere eruditi per capire che si tratta della paura delle telefonate: una vera e propria ansia che aggredisce quando si tratta di ricevere una chiamata. Negli Stati Uniti il problema preoccupa anche sul lavoro: manager e capi più anziani cercano di riabilitare le vecchie telefonate, ormai soppiantate dalle piattaforme di messaggistica (WhatsApp, Telegram) o da app come  Zoom e Slack.

Cos'è e come scatta la telefonofobia
L’avversione per le telefonate può diventare una paura paralizzante – formatonews.it

I loro sforzi però non sembrano aver prodotto grandi risultati: i colleghi più giovani si ostinano a comunicare attraverso mail o tramite messaggi vocali via app. Non manca poi chi lascia costantemente il telefono in modalità silenziosa. Per non parlare di quando la chiamata è inattesa: in questo caso l’ansia si trasforma in terrore allo stato puro.

Secondo gli esperti di Humanitas la telefonofobia è legata alla paura di fare una figuraccia, di non dimostrarsi all’altezza, di essere mal giudicati o di disturbare gli altri. CI sono anche dei sintomi della paura di parlare con qualcuno: sudorazione, accelerazione del battito cardiaco, mancanza di respiro, ecc.

In alcuni la riluttanza a ricevere telefonate diventa ansia anticipatoria: perfino l’attesa della chiamata terrorizza e mette a disagio. Da qui la messa in pratica di comportamenti evitanti (rifiuto di rispondere alla telefonate), il ricorso alla procrastinazione (si rimanda la risposta a un momento successivo) o a un altro mezzo di comunicazione (email, sms o messaggio WhatsApp).

Telefonofobia, quali sono le cause

A innescare le telefonofobia sono, con ogni probabilità, le condizioni stesse delle telefonate: è l’assenza del linguaggio non verbale (espressioni facciali, movimenti del corpo e gestuali) a disorientare il “telefonofobo” di turno che in questo modo è portato a pensare che l’interlocutore sia concentrato soprattutto sui suoi possibili errori o incertezze.

La telefonofobia è molto invalidante. Al punto che diversi non rispondono alle telefonate nemmeno quando vengono chiamati per la proposta di una nuova opportunità professionale, costringendo il potenziale datore di lavoro a un’estenuante “rincorsa” a colpi di messaggi testuali o vocali. Sempre negli Usa esistono anche figure professionali che offrono i propri servizi per aiutare a guarire dalla telefonofobia.

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