Cosa vuol dire fare “doomscrolling”? Si tratta di una cattiva abitudine dalla quale sarebbe meglio liberarsi il prima possibile.
È diventato un luogo comune quello di lamentarsi del fatto che televisioni e giornali diano sempre e solo cattive notizie. E in effetti i telegiornali sono un florilegio di catastrofi e resoconti di crimini efferati. Il bombardamento mediatico a colpi di bad news appare evidente. Ma la colpa è tutta dei mass media?
Davvero sono i giornalisti a creare dal nulla questa fame di notizie negative? Non è che piuttosto assecondano – al limite accentuandola – una domanda che in realtà proviene proprio dal pubblico? La risposta sembra meno scontata di quello che crediamo se pensiamo all’esistenza del fenomeno noto come “doomscrolling“.
Questa espressione indica la ricerca compulsiva di cattive notizie online, un’abitudine dilagata soprattutto negli ultimi anni tra paure per la pandemia, le guerre, la crisi ambientale, economica e via dicendo. Facile così che ci si metta a scrollare col cellulare per andare alla ricerca di fatti di cronaca negativi.
Doomscrolling, quando le bad news diventano una droga
Quello che potremmo anche chiamare un collezionismo delle sventure è stato definito dallo scrittore Brian X. Chen come l’esperienza che porta a «affondare lentamente dentro sabbie mobili emotive, abbuffandosi di notizie cupe e negative».
Doomscrolling è neologismo che deriva dall’unione di doom (sventura, destino infelice) e scrolling (scorrimento). Questa parola indica la tendenza a cercare in maniera ossessiva le cattive notizie sul web scorrendo sullo schermo dello smartphone (ma anche sul tablet o sul pc) per informarsi sulle sventure che avvengono nel mondo.
A ben vedere il doomscrolling non fa che estendere al cyberspazio una pratica abituale. Avete presente quando rallentiamo passando vicino a un incidente stradale, presi dalla curiosità di vedere cosa è successo? Ecco, qualcosa del genere succede quando scorriamo le notizie sul telefonino: quando ci imbattiamo in un titolo a effetto creato ad arte (clickbait, o acchiappaclic in italiano) ci fermiamo e iniziamo a leggerlo.
Come è facile intuire, il doomscrolling non è precisamente un toccasana per la salute mentale. Chi soffre di ansia e depressione può peggiorare andando alla ricerca di cattive notizie sul web che altro non fanno che confermare la propria visione pessimista del mondo e della realtà. In più a alimentare questa cattiva abitudine ci si mettono gli algoritmi che reggono i social network e la loro tendenza a riproporre le notizie su cui ci soffermiamo di più.
Come capire di essere patiti delle cattive notizie e come spezzare il circolo vizioso
Se cerchiamo solo brutte notizie, l’algoritmo non farà che presentarcene altre, alimentando un circolo vizioso non facile da spezzare e rinforzando la sensazione di angoscia legata al tentativo di controllare fatti impossibili da tenere sotto controllo. In alcuni casi il doomscrolling può diventare una pericolosa dipendenza.
Come liberarsene? Gli psicologi consigliano di controllare la cronologia delle ricerche per capire se siamo davvero “golosi” solo di negatività. È importante anche darsi dei limiti, magari concedendosi al massimo una mezz’ora al mattino e qualche minuto al pomeriggio per scorrere le notizie.
Ottima cosa anche cercare alternative più salutari al doomscrolling come leggere, fare sport, cucinare, dedicare del tempo a qualche passione.