Michel Platini e quella rarissima qualità di non essere mai banale. Non ha mai amato gli 0-0 in campo. Li ama ancor meno davanti ad un taccuino.
In campo non ha rappresentato soltanto il talento allo stato puro. Veder giocare Michel Platini dal vivo era assistere all’applicazione dell’intelligenza, quella vera, non artificiale, legata al calcio. Un’intelligenza calcistica che era l’esatta trasposizione in campo dell’intelligenza dell’uomo. Pari pari. Un ‘Numero 10’ in tutto e per tutto.
Per questo è sempre un piacere ascoltare, o leggere, Michel Platini. Perché si sa già prima che ciò che ascolterai, o leggerai, non farà parte della banalità diffusa nel mondo del calcio. Dove alle medesime, ed assai poco fantasiose, domande si risponde, sempre, con le medesime, ripetitive, noiose risposte.
Gli sono bastati cinque anni, soltanto un lustro, per diventare il campione più amato della storia della Juventus. E da quelle parti di fuoriclasse autentici ne han visti passare parecchi. Soltanto per citarne alcuni, simili a lui per il ruolo ricoperto in campo, ecco Omar Sivori, Roberto Baggio, Zinedine Zidane, Alessandro Del Piero. Tanta roba…
Il fuoriclasse francese, acquistato per “un tozzo di pane. Lui ci ha messo il foie gras”, come amava raccontare l’Avvocato Gianni Agnelli, è andato ancora più su. Ha scalato l’Olimpo dell’immaginazione, facendola diventare realtà. All’interno di un campo di calcio.
L’intervista a Tuttosport
Appena può le Roi Michel torna volentieri nella ‘sua’ Torino. È casa sua. Un luogo che gli ricorda persone che non ci sono più che sono ancorate al suo cuore ed alla sua memoria, come Gianluca Vialli, Gaetano Scirea e Paolo Rossi. E poi c’è quella squadra con la maglia a strisce bianconere che non gli è proprio indifferente…
Al quotidiano sportivo torinese, Tuttosport, il quasi 69enne ex fuoriclasse francese, ha svelato i suoi pensieri sulla Juventus di oggi e su quella che verrà. Ma prima di tutto c’è la Juve e quello che ha significato nella sua vita:
“Ho vissuto cinque anni meravigliosi qua in Italia e a Torino, si stava benissimo. Poi ho fatto tanti gol e quindi la gente si ricorda bene di me”. Già, la gente. Lo sterminato popolo di tifosi bianconeri che lo vorrebbe vedere presidente della Juventus. Ma non sarà così.
In questi giorni la nuova Juventus, targata John Elkann, sta cercando di rientrare nei ‘ranghi politici’ da cui l’aveva estratta Andrea Agnelli con il progetto ‘eversivo’ della Superlega. L’entrata, a testa bassa, all’interno dell’Eca è un necessario ritorno all’antico, magari “tappandosi il naso”, per citare Indro Montanelli.
Ora come ora, e proprio in virtù, o per colpa, di questo cambio di strategia, Michel Platini non potrebbe mai diventare presidente della Juventus, almeno fino a quando Ceferin sarà presidente della UEFA ed Infantino a guida della FIFA. Il perché lo ha spiegato lo stesso Platini, con l’abituale sincerità:
“(Ceferin ed Infantino, ndr) Non sono niente e vengono dal niente. Sono personaggi che sono nel calcio per il potere, ma i capi del calcio sono sempre stati i calciatori e devono essere loro. Sono i Baggio, i Del Piero, gli Mbappé, gli Haaland, i Klopp, i Guardiola, gli Ancelotti”.
È stato Michel Platini, da presidente della UEFA, a volere che sulle maglie delle formazioni impegnate in Champions League apparisse la scritta “Respect”: Rispetto è un sentimento che l’ex numero dieci bianconero non può nutrire nei confronti di quelle istituzioni del calcio mondiale che lo hanno messo in un angolo con accuse da cui poi è stato assolto completamente.
Anche, e soprattutto, per questo Michel Platini non diventerà presidente della Juventus. Purtroppo per la Juventus, per i suoi tifosi e per il calcio italiano tutto.