Germania 1974, Campionato del Mondo di calcio. L’estate che ha segnato la più grande rivoluzione che il calcio moderno ricordi. L’ondata ‘Orange’ che ha spazzato via tutto il preesistente.
All’inizio è stato l’Ajax di Rinus Michels che, all’inizio del 1965, ha assunto la guida dei Lancieri di Amsterdam. In quell’Ajax è iniziata, ben presto, a brillare una stella da molta ritenuta la più ‘splendente’ mai apparsa su un campo di calcio: Johan Cruijff.
Dal 1971 al 1973 l’Ajax di Rinus Michels, e di Stefan Kovacs, che ha sostituito il tecnico olandese dopo la vittoria europea, ha vinto per tre volte consecutive la Coppa dei Campioni battendo, nell’ordine, il Panathinaikos, l’Inter, con doppietta proprio del ‘profeta’ Johan Cruijff, e la Juventus.
“Era l’anno dei mondiali, quelli del 1974”, avrebbe cantato Antonello Venditti. La Germania è pronta ad accogliere l’evento più importante del calcio. La nazionale di casa ha tutte le carte in regola per puntare dritto alla vittoria finale.
In Germania è sbarcata anche un’’utopia arancione’. La guida quel Rinus Michels che ha dato avvio alla più grande rivoluzione calcistica degli ultimi cinquant’anni, e forse dell’intera storia del calcio. I prodromi si erano già visti qua e là, ma nulla a che vedere con ciò che era nato in quel di Amsterdam, qualche anno prima.
In ogni ambito vi è un momento in cui ‘tutto cambia’, un elemento che sconquassa l’esistente ed apre la via ad un ‘nuovo’ ricco di fascino. I Beatles, i Fab Four di Liverpool, hanno cambiato, in meno di un decennio, la storia della musica influenzandola, nel successivo mezzo secolo, in maniera indiscutibile.
John Lennon e Paul McCartney erano il simbolo dei Beatles. In meno di una manciata di settimane, la durata del torneo mondiale di Germania, l’Olanda ha cambiato la storia del calcio influenzandola, nel successivo mezzo secolo, in maniera parimenti indiscutibile. Johan Cruijff era il simbolo dell’Olanda.
L’Olanda esce sconfitta, ma è la vera vincitrice
La Germania vuole la Coppa del Mondo. Non ha ancora digerito la storica semifinale in Messico contro l’Italia. Un 4-3 che deve essere vendicato. In casa, davanti ai tedeschi. È la Germania di Franz Beckenbauer e Gerd Muller, arricchita da altri grandi campioni del Bayern Monaco, fresco vincitore della Coppa dei Campioni.
Dall’altra parte, però, non c’è soltanto Cruijff. Suurbier, Haan, Krol, Van Hanegem, Rensenbrink. Uno spettacolo leggere, e rileggere, dopo cinquant’anni, quella formazione. È uno spettacolo vedere, e rivedere, quella finale, e l’intero mondiale della nazionale olandese.
Il risultato finale ha premiato la formazione di casa. Esattamente lo stesso, crudele ed ingiusto, destino che colpirà l’Olanda quattro anni dopo al mondiale in terra argentina. Non mancheranno recriminazioni per l’una e l’altra sconfitta. Entrambe avvenute con i padroni di casa.
La più grande Olanda della storia non ha vinto un mondiale. Forse sarebbe più giusto dire che ‘non glielo hanno fatto vincere’. Al di là di questo, rimane nei ricordi di chi ama il calcio, quella meravigliosa ‘nuvola arancione’ che ‘copriva il campo’ come mai nessuno prima.
Nessuno, prima dell’Olanda di Rinus Michels, aveva ‘letto’ una formazione di calcio come un’orchestra sinfonica. Ognuno con il suo strumento specifico, la sua partitura, i suoi tempi. Ma tutto ‘armonizzato’ in maniera ‘sublime’.
Questo, e tanto altro, è stata l’Olanda, ed ancor prima l’Ajax, di Johan Cruijff, Anche per questo quella magnifica, ed irripetibile, nuvola arancione è stata la squadra più ‘rivoluzionaria’ di ogni epoca. Ed il suo ‘profeta’, ‘sublime’ interprete del calcio totale, il più grande di sempre.