Il Fast fashion è dilagato sempre più negli ultimi anni ma da adesso nulla sarà più come prima. Il cheap shopping sarà un lontano ricordo.
Il fenomeno del Fast fashion è dilagato a macchia d’olio negli ultimi anni, in tutto il mondo e si tratta della produzione e vendita di capi a cifre veramente irrisorie e alla portata di tutti. AliExpress, Shein e Temu, solo per citarne alcuni, hanno incrementato il loro business vendendo abbigliamento, accessori, calzature e tanto altro a pochissimi euro. I clienti, o per meglio dire una buona fetta di acquirenti, sono coloro non ha la possibilità economica di acquistare capi di un altro livello.
Ma l’era dello shopping a poco prezzo sta per finire, poiché l’Europa sta per cambiare tutto. Dunque addio allo shopping compulsivo. Inoltre, il fenomeno del Fast fashion è uno dei temi più dibattuti nell’ambito della moda, poiché si tratta della produzione di capi dal grande impatto sul nostro pianeta. Ma vediamo meglio cosà succederà a breve a questi grandi catene.
Per il fast fashion cambia tutto: ecco cosa ha deciso l’Europa
Gli ultimi dati pubblicati dalla Commissione Nazionale per i Mercati e la Concorrenza (CNMC), l’e-commerce in Spagna ha superato gli 84.000 milioni di euro nel 2023. Ciò si riferisce agli e-commerce di origine asiatica che hanno invaso anche l’Europa. In Spagna, piattaforme come AliExpress, Temu o Shein sono attualmente utilizzate da diversi consumatori per effettuare i loro acquisti.
Abbigliamento, articoli tecnologici e per la casa, ma anche grandi mobili. Questo è ciò che i colossi asiatici offrono all’acquirente. Se dapprima i tempi di arrivo delle spedizioni erano molto lunghi e gli articoli in diversi casi difettosi, adesso tale mercato offre spedizioni veloci e resi gratuiti. Questo invoglia il cliente ad acquistare sempre di più.
Ma l’Unione europea (UE) sta lavorando sull’imporre dazi doganali sulle merci a basso costo acquistate dai rivenditori online cinesi, tra cui Temu, Shein e AliExpress. Ciò ha riferito il Financial Times, citando tre persone con un legame con la questione. Nel nostro continente c’è una soglia di 150 euro al di sotto della quale gli articoli possono essere acquistati in esenzione da dazi. Dunque, secondo le attuali normative comunitarie, i pacchi acquistati online da un paese al di fuori dall’UE non sono soggetti a dazi doganali se il loro valore è inferiore a l’importo sopraindicato.
Ora, la Commissione europea (CE) propone di eliminare questa soglia. Ovviamente prima deve essere discusso e accettato dal Parlamento europeo, ma la proposta sarà presentata alla fine di questo mese. L’UE ha discusso l’abolizione del tetto nell’ambito di un progetto di riforma doganale ed adesso potrebbe cercare di accelerarne i tempi per contrastare l’aumento delle importazioni a basso costo.
Tra disaccordi ed evoluzioni, il fenomeno si espande a macchia d’olio
La decisione dell’UE però non convince tutti. Infatti l’iniziativa della Commissione europea non è vista favorevolmente da tutti gli Stati membri, poiché ritengono che ciò possa aumentare il carico di lavoro che dovrebbero assumere alle frontiere e nei controlli doganali.
Anche negli Stati Uniti ci sono eccezioni per l’importazione di beni di basso valore, anche se stanno lavorando per sviluppare nuove leggi incentrate sulla loro eliminazione. Secondo la CE, nel 2023 sono arrivati nell’UE 2.000 milioni di pacchi, con un valore dichiarato inferiore a 150 euro da paesi esterni. Secondo l’ente ufficiale, “gli enormi volumi dell’e-commerce stanno mettendo alla prova i limiti delle dogane”. Senza considerare che in Europa le vendite da questi siti sono raddoppiate anno dopo anno e ad aprile hanno già superato i 350.000 prodotti acquistati.
Proprio lo scorso anno, la Cina è stata il più grande fornitore di importazioni del blocco, rappresentando il 20,5% delle merci che entrano nell’UE. Paulo Afonso Duarte, ricercatore presso il Centro di ricerca di scienze politiche del Portogallo, ha dichiarato alla CNN che è possibile che i prodotti che provengono da queste piattaforme finiscano per aumentare il loro prezzo e che il principale colpito sia “il consumatore”. Ma quale è stata la risposta delle piattaforme interessate?
Per il momento sono rimaste neutrali. Reuters un portavoce di Shein ha dichiarato: “Sosteniamo pienamente gli sforzi dei legislatori per riformare la disposizione de minimis”. Fonti di AliExpress hanno così risposto: “Rispettiamo e ci sforziamo di rispettare tutte le norme e i regolamenti applicabili in questi mercati, comprese le normative in sospeso una volta entrate in vigore”.