Hunger Games, ecco perché non può essere considerata solo una saga

Perché si può dire che il cuore pulsante di Hunger Games è la resilienza umana? Analizziamo i risvolti sociali di questa saga. 

Era il lontano 2008 quando uscì il primo libro di quella che sarebbe stata una delle più grandi saghe degli ultimi tempi, Hunger Games. I dati ci dicono che fino al 2024 sono state vendute più di 100 milioni di copie in tutto il mondo. In questi 100 milioni sono inclusi anche i due libri successivi, La Ragazza di Fuoco e Il Canto della Rivolta. A questi si aggiungono 2 milioni di copie circa del prequel uscito nel 2020, La Ballata dell’Usignolo e del Serpente.

analisi critica di Hunger games
Hunger Games è la saga che porta avanti una critica sociale importante – Screenshot IG @thehungergames – formatonews.it

Questa saga si evolve in un universo unico nel suo genere. Si tratta di un romanzo fantascientifico distopico che invita il lettore a riflettere, che mostra lati dell’umanità che vanno oltre i limiti consentiti. Spesso, in questi libri, la linea tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato non si riesce a tracciare. Ed è con grande maestria che la Collins riesce a trasmettere questo messaggio anche e soprattutto ai più giovani attraverso le sue pagine. La lettura di questi libri, quindi, può essere spunto di una riflessione che va oltre la semplice distinzione tra il bene e il male.

La nascita degli Hunger Games, i giochi “della fame”

Se di solito i racconti narrano di mondi utopici, dove tutto dovrebbe funzionare in maniera perfetta, con Hunger Games la realtà non è affatto così. Il lettore viene catapultato in un ambiente distopico, terrificante e spaventoso. Si chiama Panem ed è un mondo in cui ci sono pochi privilegiati e tantissimi oppressi. Troviamo infatti una contrapposizione tra Capitol City e i dodici distretti, che formano Panem. La prima rappresenta l’élite ricca, che vive nel lusso sfrenato e nel divertimento. I secondi sono oppressi e impoveriti sempre più, man mano che ci si allontana dalla capitale. Ed è con l’autoritarismo, l’oppressione e la manipolazione che la capitale mantiene il controllo sui distretti.

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Hunger Games è ambientato in un modo distopico dove si lotta per sopravvivere – Screenshot IG @thehungergames – formatonews.it

Dai primi capitoli ci viene introdotta poi la “mietitura”. Una cerimonia annuale che da ben 74 anni vede giovani ragazzi e ragazze tra i 12 e i 18 anni sorteggiati per partecipare ai giochi. Ed è qui che la storia si concentra su Katniss Everdeen. Questa ragazza, senza volerlo, sarebbe diventata la fiamma di una ribellione agognata da troppo tempo. Katniss, infatti, si offre volontaria al posto di sua sorella, Prim, che, appena dodicenne ed alla sua prima mietitura, viene sfortunatamente sorteggiata. Accanto a Katniss ci sarà Peeta, suo compagno di giochi. Dopo la mietitura il lettore segue le vicende di Katiniss e degli altri tributi che vengono portati nella splendente e lussureggiante Capital City. Qui vengono presentati al grande pubblico e preparati a quello che dovranno affrontare.

Tutta la seconda parte poi, si concentra sui giochi e la narrazione diventa più cupa, più crudele. Il lettore può rendersi conto della crudeltà degli Hunger Game solo quando i tributi sono nell’arena. Qui i giovani devono combattersi fino alla morte e dare spettacolo, in un’arena non solo fisica, ma anche psicologica. Infatti, mentre il pubblico di Capital si gode lo spettacolo, c’è dall’altra parte una tensione palpabile nei distretti. Si sente l’agonia di chi è costretto a guardare i propri figli partecipare a una lotta senza pietà ed all’ultimo sangue. I ragazzi sono visti come pedine sacrificabili per il divertimento di Capitol. I tributi sono ridotti a oggetti di spettacolo piuttosto che esseri umani. E questa è la critica del romanzo alla nostra stessa inclinazione a disumanizzare gli altri, soprattutto in contesti di conflitto e oppressione.

La fiamma della ribellione

Ma nella scrittura della Collins si riesce a percepire anche il sottile sapore della speranza ribelle. Katniss, con il suo arco e le sue frecce, è molto più di un’eroica combattente. È un simbolo di resilienza, di una forza che cresce nell’ombra dell’ingiustizia, che con alcuni gesti (l’inchino dopo la sua dimostrazione nell’uso di arco e frecce o il simbolo della ribellione alzando le tre dita al cielo dopo la morte di una bambina tributo) riesce a riaccendere ciò che gli oppressori hanno sempre cercato di spegnere ed estirpare: il fuoco della speranza.

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Un tema importante è la fiamma della ribellione che divampa – Screenshot IG @thehungergames – formatonews.it

Il lettore si ritrova a lottare insieme a Katniss, a sperare con lei e a resistere con lei. Si può notare come i momenti di azione intensa si intrecciano con momenti di profonda introspezione portando il lettore a riflettere sulla natura umana e sulla sua capacità di resistere di fronte alle avversità, chiedendosi più volte “che avrei fatto io in quella situazione?”.  Le sfide di Katniss diventano il riflesso di sfide più grandi che affrontiamo nella vita reale. La fame, la povertà, la paura del potere: tutti questi temi sono tessuti abilmente nella trama, rendendo la storia di Panem straordinariamente tangibile.

I libri successivi, La Ragazza di Fuoco e Il Canto della Rivolta approfondiscono ancora di più il tessuto stesso di Panem, tra tensioni politiche, lotta per la libertà e sfide personali dei protagonisti. Con uno stratagemma Katniss e Peeta vincono gli Hunger Games, ma ora devono pagare le conseguenze del loro atto di ribellione. Non era mai successo, infatti, che i vincitori dei giochi fossero due. Per Katniss la vittoria non è celebrazione. È un peso che si abbatte sulle sue spalle, una responsabilità che la costringe a diventare il simbolo di una rivolta nascente. Ecco che quindi la ragazza di fuoco è di nuovo gettata nell’arena, in un’edizione speciale degli Hunger Games che vede come partecipanti tutti i vincitori delle edizioni passate. Ed è qui che l’arena degli Hunger Games diventa metafora di una società in cui la lotta per la sopravvivenza è sempre più pericolosa.

Nel Canto della Rivolta Katniss, non può far altro che essere il volto di una rivolta che non può essere più contenuta. La storia si trasforma in un inno di ribellione, con Panem che trema di fronte al potere delle masse. Le parole di Katniss riecheggiano in tutta Panem: “Ho un messaggio per il presidente Snow: se noi bruciamo, voi brucerete con noi!”. Ed è qui che la Collins ci porta oltre gli angoli della politica e ci fa esplorare la psicologia della guerra. La distinzione tra bene e male si sfuma, e i personaggi devono affrontare le conseguenze delle loro azioni. La ribellione, presentata inizialmente come un atto di giustizia, si rivela complicata e ambivalente. Ci si chiede spesso se gli orrori della guerra, le perdite, le morti e le stragi di innocenti siano necessarie per il bene superiore: la libertà.

Un nuovo romanzo nel 2020

Nel 2020, Suzanne Collins ha regalato ai suoi affezionati lettori un dono inaspettato: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente. Questo prequel, ambientato durante i decimi Hunger Games, ci fa andare indietro di 65 anni e ci permette di dare uno sguardo nel passato di Panem e, soprattutto, nella complessa psiche di Coriolanus Snow, il futuro Presidente dispotico della Capitale. Questo nuovo romanzo ci trasporta in un Panem che ancora deve affrontare la fiamma ardente della ribellione. La Capitale è lussuosa e opulenta, e Coriolanus Snow è un giovane studente della scuola dell’élite, desideroso di dimostrare il suo valore.

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Nel 2020 arriva un prequel ambientato nei decimi Hunger Games – Screenshot IG @thehungergames – formatonews.it

Il giovane Snow qui è un personaggio che non ha ancora le caratteristiche del tiranno. Lo vediamo in una luce totalmente diversa: sicuramente determinato, assetato di potere e desideroso di dimostrare il suo valore al mondo, ma non cattivo. Man mano che si avanza nel racconto, però, l’autrice mette in scena il balletto oscuro della sua mente, giocando con le ambiguità morali, le scelte che è costretto a prendere. Perciò, spesso ci si ritrova a chiedersi chi sia l’usignolo e chi sia il serpente e nella maggior parte dei casi non si può dire con precisione chi rappresenti l’uno o l’altro.

Inoltre, tutto ruota attorno a Coriolanus e Lucy Gray Baird, la ragazza scelta come tributo del Distretto 12. Lucy Gray è una figura enigmatica e durante la loro relazione, la Collins fa emergere la vulnerabilità di Snow, mostrando che anche il più potente dei nemici può essere vulnerabile di fronte all’amore e all’incertezza. Ed è da qui che Coriolanus impara che “sono le cose a cui teniamo di più a distruggerci”, un motto che porterà con sé per tutta la vita e che lo porterà a diventare il tiranno della storia di Katniss Everdeen.

L’adattamento cinematografico

Dal 2012 Hunger Games, diretto da Gary Ross, arriva al cinema. Questo adattamento ha catturato l’essenza del romanzo e l’ha portata sul grande schermo in modo straordinario. Ovviamente il successo del film è dipeso molto dalla straordinaria interpretazione di Jennifer Lawrence nel ruolo di Katniss Everdeen. Lawrence, già all’epoca una talentuosa attrice, ha portato sullo schermo una Katniss piena di sfumature, dando vita al personaggio con una forza e una vulnerabilità straordinarie. La sua recitazione è stata acclamata universalmente, tanto da guadagnarsi un Oscar, e ha trasformato Katniss da eroe di carta a icona cinematografica. Nel film si può toccare quasi con mano l’atmosfera oppressiva dei Distretti, il caos dell’arena degli Hunger Games e la luce abbagliante della Capitale. E lo stesso ha fatto Francis Lawrence che ha poi preso il timone, dirigendo i successivi capitoli (La Ragazza di Fuoco e Il Canto della Rivolta).

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Dal 2012 sono stati prodotti gli adattamenti cinematografici dei libri – Screenshot IG @thehungergames – formatonews.it

L’adattamento ha saputo rendere giustizia alle scene d’azione cruente e agli elementi violenti dei Giochi. L’arena, in particolare, è stata rappresentata come un luogo spietato e ingannevole, dove ogni passo potrebbe essere l’ultimo. La crudeltà dei giochi è stata resa con una intensità tale da far tenere il fiato sospeso agli spettatori.  Insomma, Hunger Games è stato più di un semplice adattamento. È stato un trionfo visivo ed emotivo. Ha portato l’emozione e l’intensità dei libri sul grande schermo, dando vita a personaggi amati e immergendo gli spettatori in quel mondo distopico.

La critica sociale degli Hunger Games

La critica alla società è il filo conduttore di tutta la storia. Suzanne Collins ha saputo parlare di temi sociali importanti durante lo svolgimento del racconto. E ciò porta i lettori e di conseguenza gli spettatori a riflettere con le disuguaglianze, l’oppressione e la lotta per la giustizia che i protagonisti affrontano. I distretti, sfruttati e oppressi dalla Capitale, sono l’allegoria del mondo diviso tra potenti e oppressi.

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Hunger Games rappresenta la resilienza dell’essere umano – Screenshot IG @thehungergames – formatonews.it

In ogni pagina e durante tutti i film si può percepire la fiamma della ribellione contro l’oppressione. I personaggi, guidati da Katniss Everdeen, si ergono come simboli di resistenza contro un sistema che li vorrebbe piegare. Collins trasforma la ribellione in un atto di coraggio individuale e collettivo. Anche la crudeltà dei Giochi diventa una metafora della politica che spesso sacrifica le vite umane per il proprio tornaconto. Per questi motivi, l’eredità degli Hunger Games continua a vivere nella necessità di essere vigili nei confronti delle ingiustizie, di resistere contro l’oppressione e di lottare per un mondo più equo. 

Insomma, Hunger Games è molto più di una saga. È un ponte tra l’immaginazione e la realtà, un invito per i lettori e gli spettatori a riflettere sulla propria responsabilità nel plasmare un mondo più equo e giusto. L’eredità di Hunger Games non è solo un lascito narrativo; è un impegno continuo a mantenere vive le fiamme della giustizia e della resistenza nella vita di ogni individuo. Perché Hunger Games è resilienza umana. Quanta forza occorre per resistere all’oppressione? Siamo invitati a chiedercelo mentre leggiamo i libri e vediamo i film. La narrazione è un inno alla capacità dell’umanità di sopravvivere, adattarsi e persino prosperare in situazioni estreme. Ecco perché da spettatori o lettori siamo chiamati a riflettere sull’importanza della solidarietà e sulla forza della speranza anche nei momenti più bui.

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