La rielezione del presidente Nicolás Maduro è stata seguita da proteste e scontri che, in questi giorni, hanno fatto precipitare il Venezuela nel caos.
Lo scorso 28 luglio, Nicolás Maduro ha vinto le elezioni presidenziali del Venezuela, segnando l’inizio del suo terzo mandato, con il 51% dei voti. Il conteggio dei risultati, tuttavia, non è mai stato reso disponibile, insieme ai dati relativi ai seggi elettorali. Una circostanza che la Cne (Consiglio nazionale elettorale) ha giustificato puntando il dito contro un attacco di hacker. Dichiarazioni che l’opposizione non ha accolto, accusando il presidente di brogli: alla rielezione di Maduro hanno fatto seguito proteste e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, culminate con l’arresto di oltre 1200 persone e dando adito a tensioni internazionali.
L’opposizione ha reso pubblici i verbali avuti dai propri scrutatori e i risultati sono andati a confermare le accuse al presidente. Edmundo González Urrutia si sarebbe aggiudicato il 67% dei voti alle elezioni presidenziali. Il candidato – che ha preso il posto della leader María Corina Machado dopo che quest’ultima è stata dichiarata ineleggibile – avrebbe dunque ottenuto la maggioranza. Maduro, da parte sua, sta rispondendo alle manifestazioni e alle proteste della popolazione con il pugno duro.
Il presidente, in occasione della sua proclamazione ufficiale alla Cne, ha parlato di un attacco di hacker al Consiglio che sarebbe stato perpetrato proprio dai suoi oppositori. Il loro obiettivo, secondo Maduro, era fermare la sua vittoria. “Sappiamo chi lo ha fatto – ha affermato il politico -. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale”. A detta del presidente, quindi, quanto accaduto sarebbe stato solamente parte di un piano dei suoi rivali “per poter gridare quello che avevano preparato, gridare alla frode”.
Venezuela, il presidente Maduro viene accusato di brogli: tensioni in aumento
Il Governo di Maduro ha risposto alle proteste con la repressione di qualsiasi voce discordante. Machado, al momento, è indagata per il presunto hackeraggio ai danni del Consiglio nazionale elettorale. Durante gli scontri tra forze armate e manifestanti, 1200 persone sono state arrestate e in 24 hanno perso la vita. Nel Venezuela le tensioni sono progressivamente aumentate e molti cittadini stanno tentando di lasciare il Paese. La comunità internazionale non ha nascosto la sua perplessità davanti ai risultati, invitando Maduro alla trasparenza e al rispetto della libertà di espressione.
L’Alto rappresentante dell’UE Josep Borrell ha esortato il presidente venezuelano ad aprire “un dialogo franco per ripristinare la democrazia”, ma prima di tutto a porre “immediatamente fine agli arresti arbitrari e alla repressione contro i membri dell’opposizione e della società civile”, liberando anche i prigionieri politici. La Corte Suprema del Venezuela, in un annuncio, ha dichiarato che prenderà in esame i documenti forniti dai candidati alle elezioni, per fare chiarezza sui risultati e sull’attacco informatico.
Nel frattempo, Maduro ha annunciato uno stop di 10 giorni del social X (ex Twitter) affermando che il proprietario della piattaforma, Elon Musk, stia architettando un colpo di Stato “cyber”. L’imprenditore avrebbe, secondo il presidente, preso parte all’attacco hacker al Cne. Il politico si è detto pronto a contrastare “lo spionaggio dell’impero tecnologico”. Lo scorso 5 agosto ha dichiarato di essersi eliminato da WhatsApp, accusando i social di tentativi di golpe.