Massimo Bubola | Ha scritto per De André ma nessuno lo ricorda

Massimo Bubola nel 2024 ha compiuto settant’anni. Da quasi cinquanta appartiene alla nobile stirpe dei cantautori. Ma non tutti, e non sempre, lo ricordano.

È nato a Terrazzo, a due passi da Verona. Cantautore, produttore discografico, scrittore. Oggi che ha da poco compiuto settant’anni, ha deciso di ‘parlare’ in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Il nostro protagonista è Massimo Bubola che, da sempre, si è confrontato con le parole.

Massimo Bubola
Massimo Bubola – Foto Ansa – formatonews.it

Le parole le ha sempre amate e rispettate. Esattamente come lo scultore rispetta il marmo o il falegname il legno. Come lo scultore ed il falegname, Massimo Bubola ama ‘plasmare’ le parole, ‘adattarle’ alle sue storie, ‘accordarle’ alla sua musica. Sono la sua ‘materia’. Si definisce un umanista, che conosce il greco ed il latino, e quindi non soltanto l’origine ma anche il peso di ogni singolo termine utilizzato. Grazie a questa non comune virtù ha pubblicato quindici album nonché tre romanzi. Massimo Bubola racconta la sua storia professionale, le sue collaborazioni, da Fiorella Mannoia a Mauro Pagani. Ma quando si pensa agli artisti con i quali ha lavorato il cantautore veronese un nome, ed uno soltanto, spicca sugli altri. Un incontro che Massimo Bubola ha ricordato così: “Lo incontrai nella sede della Produttori associati in via Fara. attraverso Roberto Dané, il suo produttore. All’inizio ci fu un silenzio imbarazzato”. L’incontro è quello con Fabrizio De André. Un connubio artistico nato da un’intuizione geniale di un produttore geniale che, in un istante, ha compreso come due anime musicali così diverse, quasi opposte, potessero creare un’intesa perfetta. E sono numerosi i risultati di una ‘simbiosi artistica’ capace di produrre ‘arte’ gelosamente conservata all’interno della memoria della Canzone d’Autore italiana.

Massimo Bubola, ‘derubato’ della sua arte

Massimo Bubola ha incontrato umanamente, ed artisticamente, Fabrizio De André, quando era ancora giovanissimo. Aveva solo vent’anni. L’amante della parola si andava a confrontare con un altro ‘cesellatore’ di parole. Un artista che poteva permettersi il lusso di ‘ricercare’, per giorni e settimane, l’espressione perfetta per il suo testo.

Fabrizio De André
Fabrizio De André – Foto Ansa – formatonews.it

Dalla loro unione artistica sono nati capolavori quali “Andrea”, “Fiume Sand Creek”, “Franziska”, “Hotel Supramonte”, contenuti nei due album Rimini, anno 1978 e L’indiano, pubblicato nel1981. E poi ancora “Una storia sbagliata”, dedicata a Pier Paolo Pasolini, fino alla celeberrima “Don Raffae’. Canzoni che, ancora oggi, a distanza di decenni dalla loro produzione, vengono solitamente, ed erroneamente, ‘attribuite’ al solo Fabrizio De André. Dice Massimo Bubola: “In Italia non c’è cultura del diritto d’autore: sembra che le canzoni siano di chi le canta. Ti senti derubato di qualcosa che ti appartiene profondamente, cui hai contribuito con musicalità e poetica”. Amarezza fin troppo facile da comprendere. Canzoni scritte a quattro mani ma soltanto due vengono ricordate e celebrate quotidianamente. L’intesa artistica prima, e l’amicizia poi, con Fabrizio De André è andata ben oltre lo scrivere insieme capolavori musicali. Un’intesa umana talmente profonda che le canzoni la rappresentano soltanto in minima parte. Da oggi, però, quando citiamo ‘determinate’ canzoni di Fabrizio De André ricordiamoci, tutti, di citare il nome di Massimo Bubola accanto a quello del cantautore genovese. Perché va bene la stima e l’amicizia reciproca, ma poi c’è anche il dovere di riconoscere il lavoro altrui con gli annessi diritti… d’autore.

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