Beppe Carletti | Un ‘Nomade’ della musica

Beppe Carletti da qualche giorno ha tagliato il nastro delle 78 primavere. Passano gli anni, ed i decenni, ma la passione per la tastiera e per i concerti dal vivo non passa mai.

Una storia infinita nata nel 1963 e che prosegue ancora oggi. Il tempo l’ha ammantata di un fascino discreto, che non urla, che non dà in escandescenze, ma rimane amabilmente ancorato ad una tradizione che ha scollinato infinite mode durate un battito di ali di farfalla.

Beppe Carletti
Beppe Carletti ‘racconta’ i Nomadi – Foto Ansa – formatonews.it

Novellara, in provincia di Reggio Emilia, è il luogo che ha dato vita ad una storia che è anche la storia di tanti di noi cresciuti ascoltando, cantando ed assistendo ai concerti dei Nomadi. Un gruppo musicale nato grazie a due ragazzi che un giorno hanno deciso di fare musica e di farla insieme: Beppe Carletti e Augusto Daolio. La passione della musica era seconda soltanto alla loro amicizia. Una vita insieme che soltanto l’evento estremo ha potuto interrompere. Beppe Carletti il 12 agosto scorso ha compiuto 78 anni, Augusto Daolio è morto il 7 ottobre 1992 a causa di un tumore ai polmoni. Aveva soltanto 45 anni. La loro storia musicale, la loro amicizia prosegue, ininterrottamente, ogni sera, in ogni piazza, in ogni concerto, in ogni canzone. Alla fine del 2023 è uscito “È stato veramente bellissimo”, un cofanetto antologico che racchiude non soltanto i brani dei Nomadi ma quasi la loro essenza. Un titolo dolcissimo e non casuale poiché, come ha raccontato Beppe Carletti in un ‘intervista rilasciata a Repubblica la scorsa primavera: “E’ la frase che era solito dire Augusto Daolio alla fine di ogni concerto. La diceva sempre”.

Beppe Carletti, quante storie da raccontare

Una storia infinita che racchiude millanta capitoli che attraversano i decenni d’oro della canzone d’autore italiana. Come la passione di Augusto Daolio per la canzone “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco.

I Nomadi
Beppe Carletti e I Nomadi – Foto Ansa – formatonews.it

Oppure il no a Mogol e Battisti. Correva l’anno 1966. I Nomadi stavano registrando “Noi non ci saremo” di Francesco Guccini, quando in studio è arrivato Lucio Battisti e ha cantato “Non è Francesca”. Racconta Beppe Carletti: “Ci piacque, abbiamo detto a Mogol che l’avremmo fatta, ma lui ci disse che avremmo dovuto suonare solo brani scritti da loro. In quei giorni stavamo provinando anche “Dio è morto” e scegliemmo di continuare a lavorare con Guccini. Le canzoni di Guccini erano enormi”. Oltre sei decenni ricchi di incontri, mai di scontri, con gli altri gruppi nati in quegli anni. Gli anni dei Beatles e dei Rolling Stones. Incontri con giovani allora sconosciuti quali Zucchero Fornaciari e Luciano Ligabue. È stato lo stesso Beppe Carletti a consigliare al rocker di Correggio di iniziare a cantare le sue canzoni e di non farle interpretare da altri. Quando sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Beppe Carletti, con il sorriso stampato sul volto, ha pronunciato con sincero, e comprensibile, orgoglio: “Siamo i più longevi al Mondo dopo i Rolling Stones. Aspettiamo che smettano”. Una storia infinita nata nel 1963 e che prosegue ancora oggi e chissà per quanto tempo ancora. Sera dopo sera, piazza dopo piazza, concerto dopo concerto, canzone dopo canzone. Per ‘Noi vagabondi’ come i Nomadi.

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