Renzo Arbore è tornato. Con la stessa insopprimibile voglia di raccontare ‘la televisione’ alla sua maniera. Una televisione soltanto apparentemente leggera e sbarazzina.
Il Maestro è tornato a ‘fare televisione’. A raccontarla con tutto l’amore e la passione possibili. Un amore, una passione, ed un talento unico, che gli hanno permesso di scrivere pagine indelebili della televisione italiana.

Renzo Arbore è ritornato in televisione lo scorso 9 gennaio in seconda serata, su Raidue. Venti puntate per un programma intitolato Come ridevamo. Un titolo che dice quasi tutto e che racconta della insopprimibile voglia di ridere e di sorridere, che la televisione di oggi sembra quasi spegnere sul nascere. Gli anni passano, tanti grandi amici con i quali si è condiviso tanto, oppure anche soltanto un momento della propria vita e della propria carriera professionale, non ci sono più. Ed allora cosa c’è di meglio che ricordarli con immutato affetto ed un pizzico, forse anche più, di nostalgia. Un ricordo di amici perduti che rappresenta anche la maniera migliore di rispolverare dagli archivi una televisione che non c’è più. La televisione-slow, lenta, che permette di godersi lo spettacolo con i tempi giusti di realizzazione, senza la compulsiva fretta dettata dai tempi ultraceleri dei social odierni.
Renzo Arbore è tornato e con lui la ‘brava televisione’
A 87 anni ‘il Genio’ di Foggia ha ancora il desiderio di diffondere il verbo della televisione ben fatta, studiata nei minimi particolari, dove l’apparente improvvisazione non è altro che il prelibato frutto di studio e lavoro.

Nelle sue parole, riprese da quotidiano.net, traspare tutto il piacere, e l’orgoglio, di essere stato protagonista di una televisione di intrattenimento di elevatissima qualità insieme alla mesta constatazione che quella televisione, quegli spazi, e lo stesso genere dell’intrattenimento, sono ormai meri ricordi. In Come ridevamo si avrà la possibilità di rivedere fuoriclasse della risata protagonisti in un tv che era felice di dar loro il dovuto spazio: “Quella tv non è vecchia, è solo fatta anni fa. Ma fa ancora ridere. Io ho sempre cercato di far lavorare la fantasia, staccandomi dall’attualità”. Era anche, e soprattutto, una televisione che concedeva ‘il tempo’. Senza frenesie: “Le nuovissime generazioni sono impallate dalla velocità del clic. Ma certe scene hanno bisogno di tempo. Un tormentone deve essere ripetuto sei-sette volte per funzionare. La gag di Troisi preso per Rossano Brazzi ha bisogno di una certa lunghezza, altrimenti non fa ridere“. In coda le sue parole lasciano trasparire una malcelata amarezza: “Oggi chi ha 40 o anche 45 anni non ha mai visto Indietro tutta. Nell’84 avevo fatto un programma, Cari amici vicini e lontani, a cui parteciparono tutti i più grandi, da Carlo Dapporto a Walter Chiari. Quel programma oggi è relegato su Rai Storia, un canale quasi invisibile. Sono diamanti sepolti“.
Renzo Arbore, ultimo minatore alla ricerca di diamanti televisivi, tanti dei quali ‘creati’ dopo aver fatto ‘lavorare (alla grande) la (sua) fantasia”.